Tassista ucciso in strada con una bottigliata al volto, dieci anni all’assassino

di Marinella Rossi ilgiorno.it 20/11/2014

il_giorno_20-11-2014_FamosoDIECI ANNI di reclusione, il silenzio attonito dell’aula divisa fra chi piange un morto e chi soffre per la pena di un proprio caro. Occhi lucidi, sussurri, nell’aula divisa fra morti ammazzati a bottigliate d’acqua e condannati che evitano il peggio. Su tutti campeggia un invisibile monito: dolore e galera per una lite sulle strisce di via Morgagni. Il 49enne informatico Davide Righi, che il 23 febbraio nel diverbio in strada colpisce e atterra con una confezione di minerale il tassista Alfredo Famoso, è condannato: ma al minimo della pena prevista per l’omicidio preterintenzionale di cui risponde.

Il presidente della Corte d’assise Guido Piffer esclude le aggravanti, contestate nel capo d’imputazione, dei futili motivi e recidiva dovuta a precedenti penali di Righi per furto, violenza privata, molestie e ingiuria del 2006, nel corso di una travagliata separazione dalla precedente compagna. La pena, pur ripulita da ogni aggravio, porta però l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, e la condanna al pagamento – provvisionale immediatamente esecutiva – di 100 mila euro alla moglie del tassista Aquila 7, di 80 mila per ciascuno dei due figli, e di 30 mila per ognuno dei due fratelli della vittima. E c’è anche il risarcimento all’Asl di Milano per quasi 13 mila euro.

Il pubblico ministero Maria Teresa Latella, che aveva chiesto una condanna a 13 anni di carcere, considerando entrambe le aggravanti, valuterà – con il procuratore aggiunto Alberto Nobili – l’opportunità o meno di un ricorso in appello. Certo è invece il ricorso della parte civile (avvocato Danilo La Monaca), che lamenta «una pena minima» e il fatto non siano state riconosciute le aggravanti contestate oltre a quella da lui richiesta della crudeltà. Alle sue parole si aggiunge solo la voce rotta della moglie di Aquila 7: «Sono molto delusa, non è giusto».

L’avvocato di Righi, Isabella Giuffrida, nel chiedere per l’imputato la discriminante dell’eccesso colposo di legittima difesa (non riconosciuto), ricostruisce un corto circuito in cui Righi sarebbe finito: spaventato dal fatto che il tassista era sceso dall’auto per lamentare la rottura dello specchietto (prima comparsa sulla scena del cartone di acque minerali con il quale Righi aveva colpito il taxi colpevole di mancata precedenza sulle strisce); spaventato da una possibile reazione di Famoso (che però nessuno vede alzare le mani); spaventato per la compagna al nono mese di gravidanza, usa di nuovo quella confezione di acque minerali (quattro bottiglie) per colpire al volto il tassista, che barcolla, perde terreno, cade e batte il capo prima su un Suv e poi a terra. Cade, afferrando i suoi occhiali rotti e che non vuol perdere, a cui quasi si aggrappa prima di scivolare in un buio senza ritorno.

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