Tassista ucciso dopo una lite, omicidio preterintenzionale: imputato condannato a 10 anni

ilgiorno_condanna_omicidio_Famosoilgiorno.it Dieci anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Questa la condanna inflitta dai giudici della prima corte d’assise a Davide Guglielmo Righi, il consulente informatico di 49 anni che il 23 febbraio scorso ha provocato la morte del tassista Alfredo Famoso, 68, colpendolo al volto con una confezione di bottiglie di plastica in via Morgagni perché non aveva dato la precedenza a lui e alla sua compagna sulle strisce pedonali. Il pubblico ministero Maria Teresa Latella aveva chiesto 13 anni di reclusioneper la stessa imputazione, ma con le aggravanti sia dai futili motivi, sia dalla recidiva a causa dei precedenti penali di Righi per furto, violenza privata, molestie, disturbo alle persone e ingiuria commessi tutti nel 2006. Per il pm, al consulente informatico – che per questo fatto si trova tuttora agli arresti domiciliari – non andavano riconosciute né l’attenuante della provocazione, né le attenuanti generiche. “Siamo in un contesto di fatti molto gravi commessi in relazione a una mancata precedenza che, secondo questo pm, non era così grave”, aveva detto Latella nella requisitoria. Oggi però i giudici, pur non riconoscendo alcuna attenuante, hanno escluso tutte le aggravanti contestate.   

La corte presieduta dal giudice Guido Piffer, inoltre, ha dichiarato l’imputato interdetto dai pubblici uffici durante l’espiazione della pena e lo ha condannato al risarcimento dei famigliari della vittima, costituitisi parte civile, disponendo che la quantificazione del danno venga fatta in sede civile e disponendo anche provvisionali di anticipo sul risarcimento per un totale di 320mila euro: 100mila alla moglie Giovanna Contu, 80mila a ciascuno dei figli Stefano e Federico Famoso e 30mila a ciasciuno dei fratelli Andrea e Giovanni Famoso. Disposto inoltre il risarcimento definitivo all’Asl, pure costituitasi parte civile, e quantificato in 12.761,85 euro. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra quindici giorni. Ifamigliari della vittima non hanno voluto commentare la sentenza, ma in aula durante la lettura del dispositivo a mezza voce hanno detto “Dieci anni di carcere e dieci anni di vergogna“.

PENA “TROPPO BASSA” – Il legale di parte civile, avvocato Danilo La Monaca, ha spiegato che secondo i familiari di Alfredo Famoso i 10 anni di condanna inflitti a Righi con l’accusa di omicidio preterintenzionale sono una pena «troppo bassa». Il legale aveva chiesto ai giudici di applicare oltre alle aggravanti dei futili motivi e della recidiva anche quella della crudeltà, mentre la Corte ha cancellato tutte le aggravanti contestate. Inoltre, secondo la parte civile, poteva essere presa in considerazione anche l’ipotesi dell’omicidio volontario con dolo eventuale. La Corte, invece, come ha chiarito l’avvocato, ha condannato l’imputato «al minimo della pena» per l’accusa contestata.

LA RICOSTRUZIONE – Quindi, secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Alberto Nobili e del pm Latella, quando il tassista Famoso, 65 anni, non si era fermato prima delle strisce pedonali in via Morgagni, a Milano, per far passare Righi, consulente informatico di 49 anni, e la sua compagna incinta di nove mesi, l’uomo aveva subito scagliato una confezione con quattro bottiglie d’acqua contro la macchina. E poi, sempre secondo l’accusa, quando il tassista era sceso, aveva lanciato la confezione contro il volto dell’uomo. L’autopsia ha accertato che la causa della morte (avvenuta il 25 febbraio scorso, dopo due giorni di coma) è stata un gravissimo trauma cranico legato alla caduta a terra, dopo che l’uomo era stato colpito al volto. L’accusa di omicidio preterintenzionale contestata dalla Procura ha retto, mentre la difesa, con in legale Isabella Giuffrida, chiedeva che venisse riconosciuto l’eccesso colposo in legittima difesa, dato che l’imputato ha raccontato che il tassista era «tracotante» e che lui aveva reagito ad un’aggressione. La Procura, invece, sulla base dei racconti dei testimoni e delle indagini, ha ricostruito che non c’è stata alcuna colluttazione tra i due. Il 27 febbraio scorso, il gip di Milano Gianfranco Criscione aveva disposto la scarcerazione di Righi (che da allora è agli arresti domiciliari) riqualificando il reato da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale.

LEGALE FAMIGLIA FAMOSO –  “Non trascurate l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale” a carico dell’imputato. Questa era stata la richiesta del legale della famiglia del tassista milanese Alfredo Famoso alla Corte d’Assise di Milano, questa mattina, prima che i giudici si riunissero in Camera di Consiglio. Davide Guglielmo Righi è infatti accusato di omicidio preterintenzionale e per lui, nella scorsa udienza, la Procura aveva chiesto una condanna a 13 anni di carcere. Secondo l’avvocato Danilo La Monaca, che rappresenta la moglie, i due figli e i due fratelli del tassista, che aveva 65 anni, Righi, consulente informatico di 49 anni e con precedenti penali, doveva essere condannato ad “una pena elevata, senza attenuanti generiche e senza l’attenuante della provocazione”. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Alberto Nobili e del pm Maria Teresa Latella, quando il tassista non si era fermato prima delle strisce pedonali in via Morgagni per far passare Righi e la sua compagna incinta di nove mesi, l’uomo aveva subito scagliato una confezione con quattro bottiglie d’acqua contro la macchina. E poi, sempre secondo l’accusa, quando il tassista era sceso, aveva lanciato la confezione contro il volto dell’uomo. L’autopsia ha accertato che la causa della morte (avvenuta il 25 febbraio scorso, dopo due giorni di coma) è stata un gravissimo trauma cranico legato alla caduta a terra, dopo che l’uomo era stato colpito al volto. Come ha dimostrato l’inchiesta e come hanno spiegato i testimoni, aveva chiarito il legale di parte civile, “non c’è stata alcuna colluttazione tra i due e da parte di Righi c’è stato un colpo inferto con violenza, un colpo improvviso e inaspettato e dopo l’aggressione l’imputato se ne è andato in pizzeria dimostrando la sua personalità delinquenziale”. Il legale di parte civile aveva chiesto un risarcimento di 426mila euro a testa per la moglie e i due figli e di 161mila euro per ciascuno dei due fratelli della vittima.

L’IMPUTATO: “HO AVUTO PAURA” – “Ho avuto paura di chi non conoscevo e la paura ha portato con sé dolore, così forte da annullare la gioia della paternità per sempre. Ogni anno, gioia e dolore avranno il suono del silenzio per la mia famiglia e per quella di Famoso”. Con queste parole, scritte da Davide Guglielmo Righi, il legale dell’imputato, avvocato Isabella Giuffrida, aveva concluso l’arringa difensiva. La lettera, come ha chiarito il legale, è stata inviata da Righi (pochi giorni dopo i fatti nacque sua figlia) ai familiari del tassista poco dopo la morte di Famoso. Secondo la difesa, per Righi la Corte d’Assise di Milano avrebbe dovuto applicare “la scriminante dell’eccesso colposo in legittima difesa”.

2 commenti

  1. Chiamano l’assassino per nome nei titoli in televisione e nei giornali e indicano la vittima come il ” tassista” o ” il conducente dei taxi”. Bene. Noi siamo tassisti e loro giornalisti. A ognuno il suo. Ma Alfredo era anche padre, marito, amico, e chissà quante altre cose. Ogni uomo è unico e irripetibile e per questo ogni assassinio è irreparabile. Il Giudice questo doveva valutare e questo ha valutato: un uomo ucciso da un altro uomo. Che speriamo abbia davvero dieci anni per meditare su quello che ha fatto ad Alfredo e alla sua famiglia. Una famiglia di tassisti.

  2. Il problema di questa Italia e’ il ” minimo della pena” vale a dire il perdonismo i benefici di legge la legge Gozzini. L’ unica pena che si sconta veramente e’ il pagamento delle tasse fino all ultimo centesimo. Per ripagare una vita umana scontano fanno offerte speciali . Gli assassini smettono di essere tali davanti al tribunale e diventano persone che hanno sbagliato e che sono da aiutare. Tanto il morto non ce lo darà più nessuno in vita. Chi muore giace e chi vive si da pace. Dieci anni sono pochi. E in appello diventeranno sette e dopo un terzo della pena quindi due anni e un po’ tornerà a casa vicino alla pizzeria dove andò a mangiarsi la pizza mentre Alfredo Famoso era già in coma. Sempre se in carcere ci arriverà . Per ora e’ a casa sua e si dira’ tra se è se: meglio un brutto processo che un bel funerale

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