Taxi 2.0 tra ambasciatori e sabotaggi: tutti i colpi bassi di Uber contro i rivali

u_va55lastampa.it Sabotaggi, tentativi di conversione, piani segreti e cellulari da usare solo una volta. La sfida dei taxi di ultima generazione sta prendendo una piega degna della serie “Homeland” o di qualunque film sulle spie. Due gli attori protagonisti. Uno è Uber, l’ormai noto servizio di noleggio con conducente, disponibile in 45 Paesi e – in Italia – anche a Roma e Milano. L’altro è Lyft, la startup rivale, che offre un servizio analogo, ma per ora solo negli Stati Uniti.
Nome in codice SLOG
I conducenti di Lyft sono riconoscibili dai vistosi baffi in peluche rosa messi sul muso dell’auto. Sia per questo dettaglio o per altro, soprattutto a New York il servizio ha iniziato a guadagnare terreno. È lì che Uber avrebbe messo in piedi un’incredibile campagna di sabotaggio, per provare a far cambiare sponda agli autisti di Lyft. A rivelarlo è un’inchiesta del sito americano The Verge, che include la testimonianza proprio di una delle persone assunte da Uber per ostacolare la concorrenza. L’operazione si chiama SLOG ed è davvero degna di un film di 007.

Gli evangelizzatori da taxi e i colpi bassi di Uber
Il dubbio che Uber stesse provando a ostacolare Lyft in tutti i modi era già emerso a inizio agosto. Ma ora si scopre come. Al cuore di tutto ci sono i cosiddetti “Brand ambassador”, ambasciatori ed evangelizzatori del verbo uberiano. Ragazzi e ragazze assunti per far conoscere il servizio soprattutto ai potenziali utenti e che invece –stando a quanto emerso dall’inchiesta – da quest’estate hanno iniziato a prendere di mira i conducenti di Lyft. Prenotando loro stessi delle corse del servizio rivale. E, una volta a bordo, provando a convincere il conducente a cambiare sponda.

Cellulari e carte di credito: il kit del perfetto sabotatore
Lo sforzo di reclutamento e sabotaggio era molto ben organizzato. Per i suoi ambasciatori, Uber ha messo in palio ricchi bonus per ogni autista convertito alla causa. Non solo. Per non far scoprire tutta l’operazione, l’azienda riforniva i suoi di cellulari, schede SIM e carte di credito da usare una sola volta, per prenotare una corsa su Lyft senza lasciare tracce. Ma c’erano anche rapporti e tabelle online per evitare di contattare due volte lo stesso conducente.

Un doppio vantaggio
Una volta a bordo, gli ambasciatori dovevano seguire un dettagliato manuale di conversazione, utile per convincere l’autista Lyft a togliere i baffi rosa dal muso e passare a Uber. Se l’operazione riusciva, eccoli pronti a sfoderare e consegnare il “driver’s kit”: il pacchetto dato ad ogni conducente per operare con Uber. Ma anche in caso di insuccesso, c’era un vantaggio: aver impedito all’autista di Lyft di raccogliere un altro cliente e, quindi, al rivale di diffondersi ulteriormente.

La replica: “Siamo aggressivi, ma non sleali”
Dopo i tassisti infuriati (a Milano e non solo), il divieto di operare a Berlino e Amburgo, in generale tutto il dibattito sulla legalità del servizio, per Uber sembrano esserci tempi più duri del previsto. L’azienda ha ammesso l’esistenza di SLOG, ma solo come di una campagna di marketing e reclutamento di nuovi autisti. «Le nostre pratiche sono aggressive, ma non sleali», hanno detto – in sintesi – i capi di Uber, Ryan Graves e Travis Kalanick, rispondendo alle critiche su Twitter. Ma c’è di più: proprio Kalanick ha riferito che Uber sarebbe stata a sua volta vittima di sabotaggio: «Abbiamo contato oltre 12 mila corse prenotate e poi cancellate proprio da impiegati e autisti Lyft». E se la guerra fosse solo all’inizio?

5 commenti

  1. Lasciamo che si scannino fra di loro…….., nel frattempo invece le nostre società di radiotaxi sia a Milano che a Roma ,dovrebbero mettersi d ‘accordo per pianificare una fusione ed avere un numero unico di chiamata.

  2. Bella stefano!! Finalmente questo e parlare senza demacogie! Ma vedrai che non si metteranno mai daccordo troppi interessi saeebbe l, unica strada x la salvezza della professione taxi

  3. fate una vostra APP che funzioni in maniera simile ad U…, magari con qualche incentivo, tipo che ne so, se chiami con l’ APP non paghi il costo chiamata o hai il 10% di sconto dalla tariffa standard, ecc.
    E’ l’ unico modo che avete per “combattere” U….
    Lo dico da figlio e nipote di tassisti.

  4. Le app le hanno tutti i maggiori radiotaxi italiani, gli sconti e accordi commerciali anche (sono permessi dalla “legge Bersani” del 2006, il costo della chiamata si paga solo in pochissimi comuni che, comunque, garantiscono incentivi diversi. Abbiamo già tutto da anni, l’unica differenza è che noi seguiamo le regole, rispettiamo la legge e paghiamo le tasse, gli abusivi e ladri di professione NO.

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