Caso Uber, il nostro no

Articolo di Davide Pinoli, pubblicato su Il Giorno del 12/5/14

pinoli_caso_uberUber, quattro lettere che giustamente per taxisti milanesi hanno lo stesso effetto di un drappo rosso agitato davanti al muso di un toro. E non bastava l’app che da poco più di un anno si rivolge agli ncc, a tormentare le giornate dei autisti di taxi si è da poco aggiunto anche il nuovo Uber Pop. Ma andiamo per ordine: nel marzo 2013 la piattaforma americana Uber sbarca in pompa magna in Italia con la promessa di rivoluzionare il sistema del trasporto pubblico locale. A suon di corse omaggio e di pubblicità cerca di inserirsi (proponendo di fatto un servizio che forza la legge 21/92) nel mercato dei taxi che immediatamente alzano le barricate a difesa del loro lavoro. Si va avanti per mesi tra proteste spontanee e denunce in carta bollata fino a Gennaio, quando un gruppo di giovani taxisti esasperati e in completa autonomia rompe gli indugi e paralizza per un giorno il traffico cittadino; tanto basta per richiamare non solo l’attenzione dei media, ma anche quella dei Sindacati di categoria e soprattutto delle Istituzioni, tanto che il 20 marzo scorso i taxi si fermano per un giorno di sciopero.

Sembra tutto risolto, l’Assessore Maran si esprime a favore delle auto bianche (il minimo dal momento che i Taxi sono un servizio pubblico del Comune di Milano) e addirittura il Prefetto, dopo aver ricevuto la delegazione della Categoria Unita, si esprime con un “capire per agire” che, se proprio non soddisfa, almeno lascia aperta qualche flebile speranza. Invece niente: gli NCC affiliati ad Uber continuano a non partire dalle rimesse e questa situazione sfocia in momenti di tensione con i taxisti che, esasperarati, perdono la calma.

La storia non solo non finisce qui, ma addirittura la scorsa settimana si arricchisce di un nuovo colpo di scena: nella mattina del 6 Maggio presso un centro congressi di Milanofiori Uber rincara la dose presentando UberPop, ennesima App questa volta dedicata addirittura a chi ha una normalissima auto e una normalissima patente senza ne permessi ne licenza alcuna. Una provocazione questa alla quale i taxisti reagiscono la sera dello scorso venerdi bloccando la stazione centrale e improvvisando un lungo corteo per le strade del centro.

Il finale della storia rimane ancora tutto da scrivere, quello che è certo è che una categoria a costo zero per lo stato ma con turni, tariffe e regolamenti imposti e che da sempre svolge un ottimo servizio per la nostra Milano,  si trova a dover fronteggiare un colosso americano che carico di dollari e di partnerschip importanti, in barba ai regolamenti, cerca solo il massimo del profitto.
W l’Italia.