Taxi vs. Uber, la guerra è servita

piratda espresso.repubblica.it del 20-6/13 Tassisti in rivolta da Milano a Roma contro il nuovo servizio per noleggiare un’auto via smartphone. E mentre si aspetta  una sentenza del giudice di pace, c’è chi fa battaglia sul web, chi in tribunale e chi si fa ‘giustizia’ da solo con minacce e aggressioni

Non toccate quel taxi. La guerra, fra insulti, minacce e aggressioni, è scoppiata a Milano e si annuncia imminente anche a Roma. Il fronte compatto delle vetture bianche è sceso in campo un’altra volta, a questo giro contro una società californiana sbarcata in Italia a gennaio: Uber. La sua applicazione per smartphone permette a chiunque di individuare l’Ncc (noleggio con conducente) più vicino e prenotarlo al momento. Tempo medio d’attesa: sette minuti. E si viaggia da vip, in berlina nera, spendendo poco più di un taxi.

Per i duri e puri delle auto pubbliche si tratta di un servizio del tutto fuori legge, perché non rispetta alcuni limiti imposti agli chauffeur in giacca e cravatta, come l’obbligo di partire da un’autorimessa (e non stare in strada, come fanno invece i “partner” di Uber) e di concordare ogni volta il prezzo della corsa col cliente (sull’app la spesa è calcolata automaticamente da un programma in base al tempo e allo spazio percorso).

Partita due anni fa a San Francisco, Uber è presente oggi in 35 città nel mondo, da Amsterdam (dove ha la sede per l’Europa) a Singapore. Il suo arrivo non è sempre stato pacifico, neanche in patria: nella sua città natale e a Boston i taxisti hanno cercato di fermarla ma alla fine i tribunali le hanno dato ragione.

Adesso anche in Italia il giudice di pace è stato chiamato a pronunciarsi sulla disfida. Ma in attesa di una sentenza che stabilisca se Uber è legale oppure no, alcuni difensori della categoria hanno iniziato a farsi giustizia da soli.

Su Facebook, pochi giorni dopo il lancio ufficiale dell’applicazione (partita il 7 marzo a Milano e l’8 maggio a Roma), è nata la pagina “Uber no grazie”, dove un gruppo di conducenti adirati – Ncc vecchio stile e tassisti uniti per la prima volta – giocano a individuare le macchine rivali in giro per la città. E spesso non si limitano a protestare. Lo testimonia A., conducente di Ncc dal 1997, che ha deciso di aderire al servizio californiano per riempire i tempi morti: «Con i miei clienti fissi ormai riesco a lavorare sì e no due giorni a settimana», racconta. La sera del 30 maggio era in centro città, vicino al carcere di San Vittore, fermo da un paio di minuti: «Ho acceso l’iPhone sperando di fare qualche corsetta con Uber, per arrotondare la giornata», spiega: «Due persone si sono avvicinate e hanno iniziato a prendere a calci la macchina. Gridavano: “Uber bastardo”, “Non devi lavorare per loro”. Ho abbassato il finestrino per discutere e uno dei due m’ha tirato un pugno in faccia, un bel destro sullo zigomo. Mi hanno pure rotto gli occhiali».

E’ stata la seconda aggressione in pochi giorni: «Prima tenevamo tutto tra noi: insulti, minacce, commenti come “Ci sarà pure un’app per farvi morire”», racconta Benedetta Arese Lucchini, 29 anni, “general manager” di Uber in Italia: «Ma hanno superato il limite. I nostri autisti hanno paura. Per questo abbiamo deciso di reagire».

Lo hanno fatto con un appello, firmato da 2.500 clienti, in cui chiedono a Giuliano Pisapia di appoggiare Uber e la sua causa per “l’innovazione” voltando le spalle “alle lobby dei tassisti”. «Ma quale innovazione! Questa è concorrenza sleale e basta», risponde Francesco Artusa, presidente di un sindacato di Ncc a Milano: «Sono abusivi. E come tali devono essere sanzionati. Tutto questo vittimismo è solo un’operazione di marketing. Non vogliono rispettare le regole, e fare lo stesso profitti».

In settimana i tre ventenni che rappresentano Uber in Italia vedranno l’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran. Il tono dell’incontro però è già chiaro. «Le start up sono benvenute», ha scritto Maran in una nota: «Ma devono rispettare le regole. E in base alle nostre verifiche riteniamo che l’applicazione non le garantisca». Uno a zero per i tassisti, insomma. Vedremo chi vincerà.

5 commenti

  1. Il solito articolo di Repubblica. Con l’editore che pontifica e rompe i ********* in Italia e intanto tiene il **** ben al riparo in Svizzera. Devono venirti a prendere con le ***…!!!!

  2. veramente si tratta dell’Espresso, che insieme a Repubblica forma l’omonimo gruppo, di proprieta del buon De Benedetti..Lo specifico per i perdigiorno che vogliono scrivere all’espresso per manifestare la LORO SIMPatia alla giornalista tale Francesca Sironi. Inoltre basta cliccare il link sotto il titolo.

  3. Faccio presente che ho parlato per un’ora con questa tizia. La premessa è stata “ha già parlato coi tassisti?”. Alla risposta affermativa ho detto “bene, allora lasciamo perdere la questione legalità, non me ne frega nulla e l’avranno già informata i tassisti. Parliamo di price sourge, delle condizioni in cui versano i partners di S. Francisco, delle auto abusive e delle tasse in olanda”. Un’ ora sottratta ai miei figli per non vedere nulla di quanto ho detto. Non ci tengo ad andare sui giornali. Di sicuro non parlerò più con la Signora Sironi.

  4. Caro Francesco, la politica di taxistory fin dall’inizio è stata quella di negarsi ai giornali e alla televisioni e ti assicuro che ci hanno corteggiato eccome, ci siamo sempre negati e mai pentiti.

  5. Bella cazzata. Con giornali e televisioni bisogna parlare, nello specifico sapendo che non è un amico, ma sopratutto bisogna sapere cosa uno deve dire, messaggi chiari, semplici, slogan ripetuti alla noia, insomma un’idea di come si comunica a seconda di con chi si comunica..Ma del disastro comunicativo della categoria abbiamo già ampiamente parlato. Ai commercialisti va benissimo così gli altri ci provano ma non si nasce imparati diceva totò. buona notte.

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