Gli equilibri precari

equilibrioL’incidente sulla responsabilità dei giudici, e poi le nuove fibrillazioni del Pd sull’articolo 18, il movimentismo del Pdl sulle liberalizzazioni: ce n’è abbastanza per far scattare l’allarme rosso a palazzo Chigi. Dove ieri sera i leader di Pdl, Pd e Terzo Polo si sono incontrati col presidente Monti. Vertice in agenda da tempo, si diceva ieri sera per gettare acqua sul fuoco, per discutere di Europa, e per ascoltare dalla viva voce del premier i risultati del Consiglio europeo. In realtà si è trattato di un check su tutti i dossier aperti, dalle liberalizzazioni alla riforma del lavoro, dal milleproroghe che sta per arrivare in Senato al rischio di imbottigliamento dei vari provvedimenti, sino al tema giustizia. Ma è innanzitutto «il voto contro i magistrati», che ha rinsaldato l’asse Pdl-Lega ed ha fatto imbestialire Bersani, a preoccupare. Perché, visto dalla parte del governo, potrebbe rappresentare un segnale (brutto) per tutte le misure economiche che in questi giorni stanno iniziando il loro cammino parlamentare.

Ad Alfano, Bersani e Casini il premier ha spiegato di «comprendere» le difficoltà dei partiti, ma ha chiesto loro di non esagerare per non rischiare di compromettere il percorso avviato. Risposta dei tre leader: bene, allora bisogna chiudere al più presto tutti i pacchetti. «Bisogna evitare che il pesce inizi a puzzare». A palazzo Chigi, nonostante incidenti e sgambetti, «nessuno teme per la tenuta del governo», però si vuole capire se quello di ieri sulla legge comunitaria sia stato solo un «sussulto» oppure rappresenti qualcosa di più serio.

Nelle stanze dell’esecutivo non è certo passato inosservato il fatto che l’emendamento votato ieri alla Camera non sarebbe passato coi soli voti di Pdl e Lega. «E’ un voto contro le toghe – si sottolinea – non contro il governo». Ma al tempo stesso si guarda con una certa preoccupazione al riavvicinamento tra Pdl e Lega, fatto che potrebbe irrigidire il Pd su questioni altrettanto delicate come quelle affidate al ministro Fornero. Monti pensa che i partiti di maggioranza si debbano dare una sorta di comportamento d’aula per evitare altri incidenti, perché «comprende» le fibrillazioni, ma non può certo accettare che queste mettano a rischio il lavoro dell’esecutivo. Le misure al vaglio del parlamento come pure quelle che arriveranno a breve, ha spiegato Monti a Pdl, Pd e Terzo Polo, sono strettamente collegate con quanto è stato deciso lunedì a Bruxellese per questo il premier ha chiesto esplicitamente ad Alfano, Bersani e Casini di sostenere con la massima compattezza senza tentennamenti il varo dei provvedimenti.

Fari puntati innanzitutto sul Pdl visto che quello guidato da Alfano è il partito più vicino alle categorie toccate dalle liberalizzazioni, a cominciare da avvocati e farmacisti, ed in varie occasioni alcuni suoi esponenti sono arrivati a minacciare il no alla fiducia in assenza di significative modifiche al decreto. «Il partito delle lobbies si sta rafforzando e potrebbe giovare brutti scherzi», spiegava ieri un ministro in Transatlantico. A Monti il segretario Alfano ha assicurato che «non c’è alcun cambiamento di linea da parte del partito». Detto questo il Pdl «non rinuncia alle sue battaglie, farà sentire la sua voce ogni qualvolta che in Parlamento si discute di provvedimenti che riguardano i principi per cui è nato».

Sul lavoro, invece, mentre il Pd minaccia il veto in assenza di intesa coi sindacati, il Pdl si schiera apertamente a favore. Incontrando il premier e il ministro del Lavoro Fornero, il segretario Alfano assieme ai capigruppo Gasparri e Cicchitto e all’ex ministro Sacconi il segretario del Pdl, hanno infatti chiesto al governo di andare avanti e far marciare la riforma.

fonte: .lastampa.it 3/02/2012

3 commenti

  1. Non mi piace per niente la piega che stanno prendendo le cose, temo che alla fine decideranno di mettere la fiducia per chiudere in fretta e senza ulteriori rischi

  2. Senato della Repubblica: il TPL è di competenza esclusiva delle Regioni

    Venerdì 03 Febbraio 2012 11:30

    L’articolo 36 sopprime la delegificazione normativa inerente all’attribuzione delle funzioni regolatorie dei trasporti ad una delle Autorità indipendenti esistenti, operata dall’articolo 37, comma 1, del decreto-legge 201/2011; le predette funzioni sono conferite all’Autorità per l’energia elettrica ed il gas, in attesa dell’istituzione di una specifica autorità indipendente di regolazione dei trasporti. Disposizioni in materia di trasporto ferroviario sono contenute all’articolo 37: si rileva l’opportunità di omogeneizzare il contenuto delle disposizioni.

    La potestà legislativa in materia di trasporti non è contemplata, dall’articolo 117 della Costituzione, né tra le materie di competenza esclusiva dello Stato, né tra quelle di competenza concorrente fra Stato e Regioni. Occorre pertanto valutare il contenuto della regolamentazione che, per quanto attiene alla tutela della concorrenza, alla sicurezza, ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, sono attribuiti alla potestà legislativa esclusiva dello Stato, salve le cessioni di sovranità all’Unione europea. Sotto il profilo della modalità di trasporto, invece, l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione, individua, tra le materie di legislazione concorrente, quelle dei porti ed aeroporti civili, nonché le grandi reti di trasporto e di navigazione. Le altre modalità di trasporto, quali ad esempio il trasporto pubblico locale, sono attribuite, in via residuale, alla competenza legislativa esclusiva delle Regioni, secondo quanto previsto dall’articolo 117, quarto comma, della Costituzione.

  3. Quello riportato da Jc non mi sembra una notizia negativa, se in una seduta del Senato hanno riconosciuto alle Regioni la competenza in materia di Tpl, è come dire che l’attuale decreto è anticostituzionale (come peraltro già sostenuto dalle associazioni sindacali). Incrociamo le dita, già limitare i poteri dell’Autority sarebbe già una bella vittoria.

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