Finanziaria 2011, manovra credibile o semplice “fuffa”?

sacrifici_altan“Inaccettabile il no a tagli sui costi della politica”, così  commentava a ferro caldo la manovra economica la solitamente pacata presidente di Confidustria Emma Marcegaglia , al centro del dibattito della settimana appena conclusa.
E mentre ci sentiamo le trite e ritrite prediche  sui tempi duri e i sacrifici a venire – come se gli ultimi anni fossero stati indenni da sofferenze – non ci accorgiamo che la cosiddetta casta, o se preferite un termine meno inflazionato e più riverenziale, la classe politica, si mostra recalcitrante nel dare il buon esempio, forse perché non ci ha nemmeno mai provato.
A questo proposito scriveva Angelo Panebianco sul Corriere di giovedì:

… i costi documentati so­no peraltro solo la punta dell’iceberg. I dati precisi non sono facilmente re­peribili ma è certo che il numero di coloro che in Italia vivono «di politica» (la cui fonte di reddito, cioè, deriva, direttamen­te o indirettamente, dalla politica) è enormemente cresciuto negli ultimi ven­ti anni: c’è chi pensa che sia addirittura quadrupli­cato o quintuplicato.

Non è affatto solo una questio­ne di auto blu e di stipen­di di rappresentanti eletti (che sono le cose che maggiormente colpisco­no il cittadino). C’è mol­to, molto di più. Là fuori c’è un vero e proprio eser­cito, con famiglie a cari­co, di quelli che potrem­mo definire «professioni­sti politici occulti», perso­ne che campano grazie al fatto che la politica (i par­titi) li ha piazzati – a li­vello nazionale, regiona­le, locale – in consigli di amministrazione, all’in­terno di società pubbli­che, e ovunque essa po­tesse allungare le mani. Persone che sono in quei posti, per lo più, non per le loro competenze ma per i loro legami politici….

Ecco, perché, in un paese dove i sacrifici vengono richiesti sempre e solo alla stessa fascia sociale (quelli che non sono raccomandati) è presumibile che tutti i discorsi che raccomandano il rigore,  che si sentono ripetere in televisione dai “tromboni di palazzo” non siano altro che “fuffa”.

In tema di crisi,  cosa riserva il versante delle grandi opere?  Appena passate poche settimane dalla “guerriglia di Chiomonte” (TAV) ci siamo già dimenticati che gli entusiasti fautori della linea ad Alta Velocità hanno omesso di spiegare dove andare a prendere i 20 miliardi di euro (costo dell’opera) a fronte dei “miseri” 600 milioni di finanziamento europeo da spartire con la Francia. I cantieri sono già all’opera e qualcuno pagherà l’equivalente di questo terzo di finanziaria, se avanzeranno degli spiccioli in tasca.