L’Ecopass è morto. Viva l’Ecopass!

Rest In Peace«Tanto siamo tranquilli…». È stato un travaglio. Da subito. L’Ecopass era ancora un’idea e l’ex sindaco Albertini esprimeva il suo «rispettoso e doveroso dissenso» definendo il ticket «una misura impopolare, iniqua, inefficace e probabilmente illegittima». Guerra preventiva. Dura. Non per lei. La Moratti passò oltre: «Siamo all’avanguardia». E venne il giorno del debutto. Il 2 gennaio 2008. Città sonnolenta. Traffico zero. Il cervellone elettronico finì schiantato dagli sms: «Tilt!». Il responsabile dei Sistemi informativi, il super dirigente Alessandro Musumeci, aveva salutato i colleghi qualche giorno prima, ciao Palazzo Marino, vado in Sudamerica, ferie meritate: «Tanto siamo tranquilli…». Fu l’inizio della fine.

Ha tre anni e quattro mesi, ma il ticket è un orfano di ritorno. Un figlio di nessuno. La madre, Letizia Moratti, l’ha disconosciuto sui manifesti: «Con la sinistra Ecopass per tutti a 10 euro. Letizia invece lo ha abolito». Il padre naturale, l’ex assessore Edoardo Croci, è stato silurato nel novembre 2009. E persino l’avvocato in corsa per il ruolo di patrigno, Giuliano Pisapia, ha già rottamato la tassa di Letizia: «Un fallimento!».

Che parabola, per Ecopass. Da provvedimento «all’avanguardia» a reietto di Milano. Perché? La risposta è nel dossier che il comitato dei saggi ha consegnato alla giunta due mesi fa: «Il progressivo incremento degli ingressi — si legge nella relazione — tende a ripristinare la situazione pre Ecopass». In sostanza, il pedaggio nei Bastioni ha esaurito il suo effetto: la quota di auto «tariffate» è progressivamente scesa dal 23, al 17, fino a un misero 15 per cento; il calo del Pm10, inizialmente significativo (meno 30), s’è ormai assestato attorno al 15 per cento. I milanesi, pur di circolare liberi nei Bastioni, hanno sostituito auto. Due terzi sono nuove. Bene? Mah. Il 2011, dice l’Arpa, è l’anno più inquinato da quando c’è il ticket. E senza una stretta, avvertono i saggi, congestione e smog torneranno presto ai livelli del 2007. Ma chi ha il coraggio, oggi, di sostenere limitazioni più stringenti al traffico? Eppure. Al collasso seguirono anche momenti di gloria. Febbraio 2008. Letizia Moratti volò a New York per presentare il ticket all’Onu. Discorso a braccio, inglese impeccabile: «I risultati sono positivi, ma bisogna fare di più». Applausi.

L’ecologismo alla milanese entusiasmò il premio Nobel Al Gore: «Milano è una delle città più amiche dell’ambiente». Il sindaco di New York Michael Bloomberg: «Siamo pronti a copiare le idee migliori come quella di Milano». Un trionfo: «L’aria non era mai stata così pulita». Mai. Il mondo ci guardava con invidia. È Milano che ha smesso di crederci. Il dibattito sul pedaggio si è avvitato sulle esenzioni, i filtri, le multe. I Genitori antismog hanno portato al Tar e vinto la battaglia contro le deroghe. I giudici di pace, ad ogni ritocco del provvedimento, hanno bocciato «l’improvvisazione » della giunta. La Procura ha spulciato gli appalti e rastrellato documenti (marzo 2009). La pollution charge s’è ritrovata seppellita dalle polemiche. Sostenuta da sinistra (i Verdi) e impallinata da destra. I pidiellini Giulio Gallera e Carlo Fidanza lo dicevano già tra 2009 e 2010: «I benefici del ticket si sono esauriti. Non è meglio dichiararne finita l’esperienza?». «Sì! Subito!», rispondeva in battuta il leghista Matteo Salvini, l’unico a non aver mai nascosto la sua stizza: «Ecopass è un’aspirina presa per curare la polmonite». Auguri. Il futuro del ticket avrebbero dovuto deciderlo i cittadini, ma il sondaggio promesso dal sindaco (luglio 2009) non c’è mai stato. Letizia Moratti ha preferito il giudizio dei tecnici e i saggi le hanno consigliato di trasformare la pollution in congestion charge. Un pedaggio light: pagare meno, pagare tutti. Ma certi progetti, in campagna elettorale, non pagano. Stiamo tranquilli così.

fonte: corriere.it 23/05/2011