Riproduciamo tre articoli di oggi in cui si discute del traffico urbano e dei suoi nefasti effetti sulle categorie esposte direttamente come i vigili e (guarda caso ci si è dimenticati di nominarli) i tassisti. In fondo un bel video sul Forlanini (caso mai aveste voglia di farci un giro
E’ chiaro che se il vigile ha il diritto sacrosanto di chiedere condizioni lavorative più umane lo stesso varrebbe per tutte le categorie esposte al medesimo rischio, quindi anche noi conducenti di taxi avremmo le stesse richieste, ma, naturalmente, è impossibile toglierci dalla strada perchè è quella la nostra fonte di reddito.
Però, c’è sempre un però, ci accontenteremmo di poco: posteggi posizionati magari all’ombra d’estate e al coperto di una pensilina d’inverno e… gabinetti. Sì, gabinetti. Magari anche puliti. Ma no che dico, anche i vecchi vespasiani andrebbero bene. Insomma i bagni coi dieci centesimi di adesso fanno pena e sono sempre rotti.
Poi adesso con l’aumento… ogni corsa abbiamo diritto a tre pisciate! E VAI!!!
A Milano si dice: “Puttost che nient l’è mei puttost”.

MILANO – Troppo caldo, via dagli incroci. Il Csa, una delle tante sigle sindacali dei vigili urbani, ha preso carta e penna ed ha scritto al comandante Tullio Mastrangelo: «Il livello di smog e le eccessive temperature rendono pericoloso il servizio di presidio fisso del personale». Secondo accordi sindacali, i «ghisa» dovrebbero stare per non più di tre ore fermi agli incroci. «Ma la deroga in questa stagione è indispensabile », spiega Roberto Miglio del sindacato autonomo e della Rsu del Comune. Un piccolo strappo alla regola. Con tanto di contro-proposta: tre ore in strada, d’accordo, ma «mobili». Mai più piantati all’incrocio sotto il solleone. «Presidieremo le zone passeggiando».ù

E d’altra parte non è lo stesso ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ad aver convocato per il 14 luglio i responsabili delle Regioni e dei Comuni per mettere a punto il piano di prevenzione sulla salute delle ondate di calore? E non è forse vero che, afa a parte, i livelli d’ozono, settimana scorsa, hanno superato per ben sei volte la soglia di attenzione? Dal comando di piazza Beccaria per ora nessuna risposta. Il vicesindaco Riccardo De Corato sembra però assai scettico: «E allora chiudiamo tutta la città al traffico. E poi togliamo dalle strade i netturbini, i giardinieri, gli operai, i muratori. Anche per loro fa caldo, o no?». In ogni caso il vicesindaco non chiude tutte le porte: «Sentiremo il comandante e insieme valuteremo».

Miglio intanto mette le mani avanti: «Saranno responsabili di eventuali casi di malori o collassi degli agenti». La questione promette di farsi bollente. «Anche perché quella che chiediamo non è una regola valida per tutta l’estate. Ma almeno per le settimane più calde, non si può far finta di niente». Appello finale: «Al comandante chiediamo ragionevolezza. Qui non si tratta di un capriccio. Si tratta della salute di centinaia di lavoratori ». milano.corriere.it

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MILANO – Là dove c’era l’erba ora c’è asfalto, traffico e un tasso di smog da record negativo: Milano in fondo alla classifica del Rapporto «Osserva Salute» sulle 15 aree metropolitane italiane. Verde spelacchiato: 16,2 metri quadrati a persona, lontanissimo dalla media italiana di 93,6. Stanno peggio solo Messina, Reggio Calabria, Trieste e Bari. Svetta in cima Roma con una quantità di alberi e prati nove volte superiore.

Si misceli un’aria inquinata 111 volte all’anno (i giorni in cui il PM10, il particolato sospeso, supera la soglia di allarme) e si calcoli che il limite per contenere i danni alla salute è di 35 giorni: si ottiene una città insalubre, con un’incidenza di tumori superiore alla media e un tasso di mortalità che fuori dalle aree urbane non è così alto. «L’ambiente è l’aspetto preoccupante di Milano—avverte il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale per la salute nelle Regioni italiane e dell’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, nonché coordinatore del Rapporto —, in questo campo il Nord sta peggio del Sud. Riscaldamento privato e soprattutto scarichi delle automobili portano lo smog a livelli troppo alti. In più il verde è scarso. I due fattori combinati hanno conseguenze sulla salute delle persone, soprattutto nell’incidenza dei tumori. Mentre le malattie cardiocircolatorie dipendono di più dai comportamenti personali, come l’alimentazione e il fumo».

Avviso agli amministratori: «Tenete in conto questi dati per la programmazione degli interventi, partendo dagli aspetti emergenziali. Sul modello delle grandi città europee, per le quali le politiche ambientali sono ordinaria amministrazione». Senza cullarsi nei risultati positivi, che anche ci sono. Buono l’indice di eco-compatibilità, che mette insieme più dati. Grandi progressi ha fatto Milano nello smaltimento delle acque reflue: depurazione garantita al 98,8% della popolazione, contro l’87,7 della media nazionale. Migliorano anche la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti solidi. Bene pure il monitoraggio dell’inquinamento: 0,62 centraline di rilevamento delle polveri sottili ogni 100 mila abitanti. Città grigia, ma consapevole.  milano.corriere.it

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Meno smog per ridurre le trombosi

Il nesso tra inquinamento atmosferico e incremento del rischio di trombosi è ormai sempre più chiaro e i ricercatori in Italia sono in prima fila nel dimostrarlo. Un congresso in corso di svolgimento a Milano, il 21esimo International Thrombosis Congress, è l’occasione per fare il punto sulla ricerca in questo campo. Dica 33 ha chiesto a Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all’Università di Milano e direttore della Clinica Medica presso la Fondazione Irccs Ospedale Maggiore di Milano, che presiede l’evento, di illustrare i principali sviluppi.

Professor Mannucci il legame tra inquinamento e trombosi è accertato?
Il rapporto è ormai definito con chiarezza, grazie a studi condotti in Italia, ma anche negli Stati Uniti, dove i risultati hanno sortito interventi significativi per ridurre lo smog. Il dato di rilievo è che, contrariamente all’opinione comune, le conseguenze più frequenti dell’inquinamento sulla salute sono a carico dell’apparato cardiovascolare e non di quello respiratorio. Mi riferisco a malattie come infarto, ictus e trombosi.

Qual è il meccanismo d’azione che conduce a questi rischi?
Le cosiddette polveri sottili, un insieme di inquinanti aerei e solidi, che provengono da processi di combustione, attivano in senso infiammatorio le cellule immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi alveolari. Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni, contaminate dalle polveri, cominciano a produrre grandi quantità di citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria, ma può anche dare origine a un evento trombotico, stimolando la coagulazione del sangue.

Le ultime ricerche presentate al congresso evidenziano un ruolo del Dna. Di che genere?
Le ricerche condotte presso l’ospedale Maggiore hanno evidenziato come nelle cellule di persone esposte all’inquinamento dell’aria si producano alterazioni del Dna. Si tratta di variazioni chimiche, che in qualche modo mettono a soqquadro il Dna. Sembrerebbe un fenomeno reversibile, ora si tratta di capire se a partire da questa conoscenza si possono sviluppare comportamenti predittivi.

Quali sono i soggetti più a rischio?
Sicuramente i soggetti più esposti, non a caso la nostra indagine è stata condotta su vigili urbani e operai di acciaieria. Poi i soggetti anziani, che sono i più fragili e i più a rischio di trombosi.

Quali interventi si devono predisporre?
L’inquinamento va ridotto.In paesi come gli Stati Uniti sono state prese iniziative concrete per ridurre i livelli di smog. Con ricadute anche sulla mortalità cardiovascolare. In Italia, invece, c’è ancora molto da fare. Probabilmente non c’è ancora la giusta sensibilità al problema, per cui esiste una legittima preoccupazione per i tumori, mentre quella per ictus e trombosi, che pure rappresentano una causa di mortalità superiore, è molto inferiore. Il risultato è che se da indagini europee di 15 anni fa Belgio e Italia erano le nazioni più inquinate, oggi la pianura Padana resta ancora un “buco nero”, mentre la valle della Mosa, in Belgio, presenta una situazione molto migliorata. L’aspetto più importante è quello del traffico automobilistico. Nonostante pareri contrastanti, per l’80% è il traffico veicolare la causa dell’inquinamento e non il riscaldamento. Ogni intervento in questa direzione è ben accetto, comprese le targhe alterne o le domeniche senza traffico. Con il tempo poi i risultati arriveranno.   dica33.it

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