Venti di liberalizzazione?

Bisognava andare in Asia per farlo sapere a tutti? Pare di si. Il 4 giugno a Busan (Corea del sud) Il premier Berlusconi e il ministro Tremonti hanno reso noto di essere d’accordo su una misura straordinaria per la libertà di impresa.  Una misura che, attraverso la modifica dell’ art 41 della Costituzione, porti alla  sospensione di 2-3 anni delle autorizzazioni per le pmi, la ricerca e le attivita’ artigiane. E’ quanto ha affermato lo stesso Tremonti a margine del vertice G20 di Busan aggiungendo che ‘presentera’ questa proposta domani al vertice e all’Ecofin di lunedi”. 
Il giorno prima a Roma, nella trasmissione "Ballarò", Tremonti sosteneva che Il balzo in avanti del Prodotto interno lordo italiano, cresciuto nel primo trimestre 2010 dello 0,5 per cento dopo il -0,1 per cento dell’ultimo trimestre 2009, è accolto come un segno molto positivo dal governo, che vi scorge un puntello alla linea in economia fin qui tracciata. Il dato registrato da Eurostat appare ancor più rassicurante se messo a confronto con quello di altri paesi-chiave dell’Ue: l’Italia fa meglio della Francia (+0,1 per cento), della Germania (+0,2 per cento), del Regno Unito (+0,3 per cento) e della Spagna (+0,1 per cento). Il dato medio dell’Eurozona è stato +0,2 per cento. Tremonti e Berlusconi stanno lavorando assieme “su due punti essenziali”: da un lato sulla manovra di stabilizzazione finanziaria, dall’altro lato “su ciò che è necessario e possibile per rendere il nostro paese competitivo sulla crescita, a partire da un grande progetto di liberalizzazione delle attività economiche”. “Non si tratta – spiega Tremonti – di liberalizzazioni o di privatizzazioni (su quelle targate centrosinistra, a ‘Ballarò’ il ministro ha ripetutamente infierito), perché non si cambia il sistema dall’interno, ma di una rivoluzione liberale che   renda possibile tutto ciò che non è proibito”. 
Le misure che viaggeranno sull’asse Berlusconi-Tremonti saranno a costo zero e punteranno a un obiettivo che l’intera Europa deve perseguire, l’eliminazione dell’eccesso di regole che si sono stratificate negli ultimi 30 anni. 

Interessante un commento di Pietro Ichino al Direttore del Corriere della Sera che riporta il seguente passaggio: "...Mi sembra invece che Tremonti sbagli dove indica questa riforma costituzionale come passaggio necessario per l’ opera di rimozione dei mille vincoli burocratici che limitano la libertà effettiva di impresa in Italia. Le cose non stanno proprio così: sul Sole 24Ore di martedì Valerio Onida ricordava che in oltre mezzo secolo non è dato trovare una sola sentenza della Corte costituzionale che abbia censurato una legge di liberalizzazione dell’ economia, mentre se ne trovano diverse che hanno censurato interventi legislativi in quanto irragionevolmente lesivi della libertà di impresa. Viceversa, presentando la riforma dell’ articolo 41 come necessaria per l’ opera di liberalizzazione e semplificazione il ministro dell’ Economia accredita non solo l’ idea che lacci e lacciuoli siano oggi imposti dalla Costituzione, ma anche che siano colpa della Costituzione i ritardi, le incertezze, le incapacità e persino i ritorni indietro nell’ opera di rimozione di quegli ostacoli alla libertà di impresa che caratterizzano la stagione politica attuale. Rientrano in questo quadro anche le prese di posizione «anti-mercatiste» e l’ apologia del «posto fisso» che lo stesso ministro dell’ Economia ci ha proposto fino a poche settimane or sono. Vi rientra la chiusura ermetica del ministro del Welfare nei confronti del «progetto semplificazione» presentato dall’ opposizione in materia di legislazione del lavoro nel novembre scorso; vi rientrano le marce indietro del Governo rispetto al principio di liberalizzazione sulle materie più varie, dalle libere professioni al commercio, dalle auto pubbliche al monopolio nel settore dell’ approvvigionamento del gas. Tutta colpa dell’ articolo 41 della Costituzione, ministro Tremonti? (leggi l’articolo completo)

Ma veniamo a noi. Qualcuno, parallelamente e in modo sornione, sostiene che "…i tassisti (romani) ignorano il concetto di libera professione, di libera circolazione delle professioni e di mercato. Insomma sono europei solo per “vestire le sigle”. Per il resto sono la corporazione delle corporazioni, convinti da anni di demagogia che la licenza equivale alla liquidazione degli statali e che quindi non si può aprire al mercato perché perderebbe di valore. Insomma, se un tassista vuole diventare medico, si iscrive all’università, si prende la specializzazione e poi si cimenta con i concorsi. Se un medico, magari un primario, vuole diventare tassista l’unica soluzione è cercare nel mercato del passaparola se c’è qualcuno che vende la licenza, poi tirare fuori 120-130 mila euro e conquistarsi per meriti il diritto ad accendere il tassametro). Questo viene riportato in un articolo del quotidiano online AffariItaliani.it.
La possibilità che medico e tassista possano scambiarsi di ruolo fa sorridere.
Il resto però è allarmante!

foto: Il clown Pennywise nel film "IT"  (S.King)