I nuovi poveri


Spiace dirlo, ma pare che un nuovo povero si sia affacciato sulla faccia della terra: il tassista vittima della Legge Bersani e della liberalizzazione che pian, piano avanza.

A Roma 2.000 taxi in più pesano. Eccome se pesano!!!
Purtroppo si moltiplicano notizie come quella che leggerete qui sotto. E’ veramente sconfortante solo il pensare che ci sia in atto un nuovo sistema di arrotondare la (magra) giornata: il furto con destrezza.
Mai e poi mai vorremmo sapere un giorno che colleghi (portroppo) tassisti si diano ai furti dei bagagli dei passeggeri. Sarebbe un suicidio di massa. S
arebbe un’idiozia controproducente; noi dobbiamo essere una sicurezza per il cliente, il quale si deve fidare (quasi) ciecamente di noi. Morta la fiducia, morto il lavoro.


ROMA – «Brizzolato, sui 50 anni, parlata romanesca. Appena sono sceso, è partito a razzo in piazza Barberini, ho provato a inseguirlo e lui non può non avermi visto dallo specchietto, però non si è fermato… Fuggiva con il malloppo, la mia valigia con le pillole salvavita…». Mondo taxi: ormai non è più un fenomeno isolato. Il dubbio che si tratti di una vera e propria tecnica delinquenziale all’interno della categoria comincia a serpeggiare tra la maggioranza dei tassisti onesti e, soprattutto, tra i clienti: furto della valigia con sgommata. Con tanti saluti all’immagine di Roma città aperta, accogliente ed educata, che tratta i “nuovi arrivati” – turisti o professionisti di altre città italiane – con la dovuta cortesia.

IL RACCONTO – L’ultima vittima dei conducenti di taxi (dopo la telegiornalista Anne Tréca, derubata di un trolley con dentro computer e gioielli per un valore di circa 10 mila euro) è un noto manager milanese, Alberto Venanzetti, amministratore delegato della Search Partners International, società di “cacciatori di teste” con sede nella Galleria San Babila e un secondo ufficio a Parigi. «Era la tarda mattinata dello scorso 11 marzo – racconta Venanzetti – Arrivo alla stazione Termini e mi metto in fila al parcheggio dei taxi. Ne prendo uno dopo qualche minuto di attesa…». Che tipo di macchina era?
«Aveva i portelloni scorrevoli, una monovolume ma non di quelle grandi, somigliava a una Opel Meriva, ma poteva anche essere un’auto giapponese».
Come è andata la corsa? Qualche sospetto fin da subito?
«No. Salgo, dopo che il tassista ha caricato il mio trolley grigio metallizzato, nella parte posteriore, e mi faccio portare a piazza Barberini».
Un tragitto di neanche dieci minuti…
«Sì, non c’era traffico. Scambiamo poche parole e tutto sembra filare liscio: pago pochi euro e lui mi consegna una ricevuta illeggibile, senza il numero di licenza. A quel punto però, appena scendo e mi volto per prendere il bagaglio, succede l’incredibile: il tassista invece di scendere anche lui ingrana la marcia e parte a tutta velocità… Io gli corro dietro gridando, non può non essersene accorto…».
Morale: valigia addiio.
«La mia preoccupazione è stata subito per le pillole salvavita, per i miei problemi cardiaci. Dentro il trolley c’erano le solite cose, camicie e altri capi d’abbigliamento, niente di sensazionale… Ma per trovare quei farmaci nella stessa giornata ho dovuto penare non poco».
Non ha avuto la prontezza di riflessi di annotare il numero di licenza e, di conseguenza, ha ritenuto inutile sporgere denuncia.
«Cosa avrei detto alla polizia? Che non mi ricordavo con precisione né il tipo di auto né targa né licenza? La ricevuta, poi, è assolutamente anonima…».
Inutili anche le telefonate ai radiotaxi.
«Ho chiamato tutti i centralini – si arrabbia Venanzetti – e mi hanno detto che queste cose possono accadere con i conducenti senza radio a bordo… Ma che modo è? Alla faccia del turismo e dell’accoglienza! A Parigi, dove vado spesso per lavoro, una roba del genere è inimmaginabile! Non saranno particolarmente simpatici, va detto, ma perlomeno rispettano il cliente. Qui a Roma invece avevo già avuto una disavventura: al parcheggio di Ciampino non mi facevano salire perché volevano caricare solo i giapponesi, per spennarli meglio, e fui costretto a chiamare i vigili. Ma a ribellarsi dovrebbero essere per primi loro, i tantissimi tassisti perbene, isolando i disonesti. E l’amministrazione dovrebbe fare qualcosa per tutelare l’immagine della città: tanto più che alcuni amici romani mi hanno raccontato che non è la prima volta, che non sono stato io l’unico “gonzo” a rimetterci la valigia. D’ora in avanti – conclude sconsolato il manager – vorrà dire che dovrò tenermi il bagaglio sulle ginocchia…».

articolo tratto da: corriere.it F.Peronaci 29/04/2010

Un commento

  1. … dovremo adottare la tecnica fai-da-te e istituire le ronde antiscippo? Tassisti contro tassisti? Quando mai la politica si accorgerà dei segnali di malessere che il mondo dei tassisti (assieme ad altri lavoratori) sta lanciando?

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