Parte la causa contro il car pooling Zego

di Nicola Palma ilgiorno.it PRIMA UBER POP. Poi Uber Black. Ora tocca a Zego. I tassisti tornano in trincea contro le app che in questi anni stanno cercando di entrare nel mercato del trasporto pubblico non di linea. In maniera non regolare, secondo i padroncini, che hanno progressivamente dato mandato all’avvocato Marco Giustiniani dello studio Pavia Ansaldo di presentare ricorsi d’urgenza per bloccare l’attività delle applicazioni accusati di praticare «concorrenza sleale». 

Oscurata Uber Pop nel 2015, la causa al Tribunale di Roma nei confronti della versione Black – quella che mette in connessione i clienti con i noleggiatori con conducente – dovrebbe concludersi nel giro di un mese: tutt’altro che scontato l’esito al momento, anche perché nel frattempo i contestati emendamenti al decreto Milleproroghe (che hanno portato al fermo di 5 giorni dei conducenti di auto bianche) hanno rimesso pesantemente in discussione le regole di settore.

Nonostante questa incertezza normativa, i sindacati di categoria sono pronti a portare in aula pure i vertici di Zego, applicazione erede di Letzgo che, per sua stessa definizione, porta avanti un servizio (attivo a Milano e in altre città come Torino e Genova) di «car pooling urbano istantaneo ». Come funziona? Basta dare un’occhiata al sito web per avere un piccolo manuale. L’utente inserisce sul form il percorso da fare (con punti di partenza e di arrivo) e invia la richiesta.

A QUEL PUNTO, l’iscritto è in grado di vedere in tempo reale quale membro della community virtuale (compresi profilo e rating) può andarlo a prendere, nonché di segnalare ad altri il tracciato comunicando via social network. L’obiettivo: saturare i posti in macchina, così da condividere il viaggio (e i costi). A fine corsa, il passeggero può selezionare il rimborso spese da corrispondere alla persona che gli ha dato il passaggio e lasciare un feedback (una sorta di recensione) per valutare la sua esperienza di passeggero. Tutto regolare? Non per i tassisti, che vedono in Zego un’evoluzione di Uber Pop, seppur con qualche accorgimento che ne potrebbe rendere meno contestabile il modus operandi.

Nicola Palma nicola.palma@ilgiorno.net

8 commenti

  1. Non esiste che il Governo e i Sindaci delle città dove è presente permettano questo schifo . Stanno molte ore fuori ed effettuano più corse . Svolgono un servizio di taxi assolutamente abusivo , ricevono compenso trasportando persone ….. la licenza cosa serve allora , se la nostra attività si può svolgere con questi mezzi subdoli .

  2. Ma se vi piace così tanto fare i tassisti perché non lo fate in modo regolare indebitandovi per 10 anni come me ?vi piace vincere facile?

  3. Assurdo e vergognoso condividono i passeggeri occasionalmente lavorando giorno e notte fino al mattino ma questa si chiama condivisione…hanno veramente rotto il c..,o tutti quanti abusivi e chi lo vuole permettere NON DEVE ESISTERE

  4. LO STATO DEVE IMPORRE LA LEGGE.NON FACENDOLO E’COMPLICE.QUESTO E GRAVISSIMO…MORTIFICANTE,OFFENSIVO!il concetto vale per tutte queste multinazionali paragonabili all’Isis dell’economia!!

  5. Una causa nuova per una app nuova.., così si va avanti all’infinito… Poi magari la regia è sempre la stessa…

  6. Dovremmo chiedere i danni al governo, stiamo a vedere cosa succede ma, a mali estremi estremi rimedi, ci hanno danneggiato oltremodo, i danni sono il minimo

  7. Allora facciamo una applicazione per condividere le dosi di coca o di marijuana o altro. Tanto ormai tutto ciò che passa come app viene definita sharing economy allo stato italiano va bene!

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