Benvenuti a Uber City. Ecco come e perché la startup americana vuole cambiare il mondo

benvenuti-a-uber-cityrepubblica.it SAN FRANCISCO – Arriva su una Maruti Swift nel caos di Delhi vecchia. Quattro minuti l’attesa. La corsa poi ne durerà 20 nel traffico assordante della capitale indiana. Anil Kumar quasi non parla inglese. Non c’è bisogno: lo smartphone indica la strada e alla fine la somma dovuta gli verrà trasferita via app. Il prezzo? La metà di quel che avrebbe conteggiato il tassametro di un taxi normale, un terzo di quel che avrebbe chiesto il tassista avendo a che fare con degli occidentali. Siamo in India e Uber è come un ghiacciolo servito in pieno Sahara. Non ha lo stesso sapore che ha altrove, le mappe satellitari inciampano spesso, eppure funziona.

«Il trasporto è come l’acqua. Serve a tutti», racconta Daniel Graf un mese dopo nella sede di Uber a San Francisco, a pochi passi da quella di Twitter. Pavimento in resina marrone chiaro, con un motivo decorativo appena percepibile che richiama il reticolo di strade di una città, mobili dai toni scuri, isole dense di scrivanie su moquette grigia, spazi comuni con divani Chesterfield in pelle e tavoli di legno dalle linee semplici. Nessuna traccia di quella dimensione ludica e spesso posticcia, gridata a suon di colori sgargianti nei campus dei grandi della Silicon Valley. Lui, Graf, è un tipo nervoso che parla veloce. Dirige la divisione marketplace, il cuore dell’azienda, quella che si occupa di regolare la domanda fra i cinquanta milioni di clienti e l’offerta del milione e mezzo di autisti che adoperano Uber. La startup, valutata 70 miliardi di dollari (record), impiega solo ottomila persone. «L’efficienza è la chiave, ed è frutto della tecnologia. Quanto tempo sei disposto ad aspettare prima che la macchina arrivi? Quanto sei disposto a pagare per la corsa? Più diventiamo efficienti, più il tempo di attesa si riduce e riusciamo ad abbattere i costi con l’aumento dei passeggeri».

Uber è una macchina da guerra che se ne infischia di come le cose sono state gestite fino ad oggi. A Londra chi consegnava i pasti per il servizio UberEats, il 26 agosto ha incrociato le braccia quando la compagnia ha ridotto senza avvertirli i loro compensi. Sostengono di essere dei dipendenti a tutti gli effetti, Uber di offrire «solo» un ponte fra domanda e offerta abbassando le tariffe quando ci sono più clienti e quindi molto più lavoro a disposizione. Negli Stati Uniti una corte federale fra pochi giorni si pronuncerà su questo stesso nodo, e intanto l’azienda continua per la sua strada raccogliendo soldi a palate da investitori privati e spendendo tutto o quasi per espandersi e mantenere la supremazia. Ha l’80 per cento del mercato americano contro il 20 della rivale Lift e vuol battere la concorrenza altrove, come l’indiana Ola. Puro stile Amazon. A Pechino e dintorni le ha prese, costretta a trovare un accordo con la rivale Didi Chuxing dopo aver speso centinaia di milioni per batterla. In Italia è stata obbligata a rallentare da una legge del 1992. Ma nel complesso cresce a vista d’occhio. Fondata cinque anni fa, è presente in sei continenti, 70

«Tutti credono che miriamo al mercato dei taxi», continua Graf. «Vale 100 miliardi di dollari. Quello del trasporto in generale? Cinque trilioni è mezzo. Pazzesco, no?». Già, pazzesco. Anche perché Morgan Stanley ha stimato che in realtà siano 10 trilioni. In confronto il giro di affari della pubblicità online, sui quali vivono colossi come Google e Facebook, è fatto di bruscolini: 175 miliardi di dollari l’anno, stando all’Economist. Uber vuole offrire il trasporto a prezzi così bassi da far apparire la proprietà individuale di una macchina un’assurdità. “È il bene più costoso dopo l’abitazione”, ha scritto di recenteTravis Kalanick, il fondatore, quarantenne ossessionato dai dettagli che vive attaccato al suo smartphone. “Eppure viene usato di media appena il quattro per cento del tempo. Per il resto sta ferma  nei pressi dell’ufficio o davanti casa”. Sulle strade di New York il costo medio di una vettura privata tutto compreso è di 3 dollari a miglio (1,6 km) percorso, con Uber diventano 1,5 dollari e con i veicoli a guida autonoma meno di 90 centesimi. Ecco perché la compagnia sta investendo in quel settore. A Pittsburgh, dopo aver acquisito la startup Otto per 680 milioni di dollari, da settembre ha messo a disposizione dei suo clienti migliori cento Volvo capaci di dirigersi da un punto A ad un punto B senza che il conducente debba intervenire. Il prossimo passo sarà eliminarlo completamente, il conducente, tenendosi l’intero ammontare del prezzo pagato dai clienti invece del 20 o 25 per cento attuale. L’arrivo di Manik Gupta, che a Google si occupava di mappe satellitari, è  un segno: avere delle proprie mappe rende la compagnia indipendente dai concorrenti, le permette di offrire un servizio più preciso ed economico e alle auto senza pilota di muoversi agevolmente.2010: UberCab, debutto con Limousine

«Se la guardiamo ai costi, il settore dei trasporti è fatto a piramide», ci spiega ancora Graf. «In cima ci sono le vetture di lusso con autista, seguite da UberBlack con la quale abbiamo iniziato, poi i taxi, le auto private, il carsharing, UberX, i nostri taxi collettivi UberPool, il trasporto pubblico. Ogni gradino che aggiungiamo, abbassiamo il prezzo cambiando il volto delle città. UberPool, qui a San Francisco, lo usano il 40 per cento dei nostri clienti. Meno vetture in giro, percorsi più veloci, meno inquinamento. Tutto grazie agli algoritmi e alla diffusione degli smartphone». La loro matematica, attraverso un’app, muove un milione e mezzo di autisti e li indirizza quando non hanno clienti verso aree dove li potranno trovare. Cerca di ridurre i tempi di attesa, quelli dove né la compagnia né chi guida guadagnano. Ormai prevede i flussi con una precisione tale da aver ridotto i tempi di attesa da una media di cinque minuti ad una di tre, almeno a San Francisco. La stessa città dove Kalanick e compagni hanno mandato praticamente in bancarotta la cooperativa di taxi Yellow Cab. Come avrebbe potuto competere?

Salendo sulla vettura di Stephen Duglas, l’app di Uber avverte che si può scegliere di ascoltare la propria musica inviandola da Spotify  all’impianto della macchina. Duglas sta ascoltando John Coltrane, quindi non c’è motivo di cambiarla. Nessuna stima del costo della corsa, il prezzo è fisso: gli algoritmi hanno calcolato tempo e distanza e se il tragitto dovesse durare di più del previsto sarà Uber a rimetterci. «Lavoro da circa sei mesi con loro», racconta Stephen, omone che si occupa di immobiliare e nei ritagli di tempo arrotonda portando da una parte all’altra della Baia i clienti. «Ora guido sempre di più. Oltre un certo numero di corse, arrivano degli incentivi che fanno la differenza. Ti trovano passeggeri perfino quando torni a casa, scegliendo quelli che vanno nella tua stessa direzione». A San Francisco sono tutti come lui: hanno iniziato da qualche mese, si trovano bene, guidano più del previsto. Non ne abbiamo incontrato uno solo che lavorasse per Uber da più di un anno. Si vede che dopo un po’ si smette di essere contenti. Tanto lì fuori c’è un bacino potenziale di autisti infinito. Almeno finché Uber non conquisterà il mondo, come intende fare, e allora in pochi avranno una propria automobile da mettere a disposizione. Meno traffico, meno inquinamento, meno sprechi di risorse. Rimedieranno le vetture a guida autonoma. E quelle non protestano, non scioperano né pretendono di essere assunte.

17 commenti

  1. Tutto bello, ma alla fine , quando “avrà conquistato il mondo”, quando avrà ammazzato la concorrenza, quando pochi ( clienti o driver che siano ) ” avranno la macchina “, siamo sicuri che i prezzi saranno ancora così convenienti ?

  2. I cogl…. autisti di U… dovrebbero leggere quest’articolo!!! Vogliono eliminare i conducenti. Ben gli sta a quei disperati ncc!!!

  3. “…IL PROSSIMO PASSO SARA’ELIMINARE COMPLETAMENTE IL CONDUCENTE…TENENDOSI L’INTERA PERCENTUALE DELLA CORSA DALL’AUTOMOBILE A GUIDA AUTONOMA….”( non male,davvero democratico come concetto!)
    1) DOMANDA SEMPLICE SEMPLICE: MA U*** NON DOVEVA CREARE POSTI DI LAVORO?
    2) SE IL “MERCATO” DEI TAXI LO HANNO STIMATO IN “SOLI”100 MILIARDI A FRONTE DEI 3 TRILIONI DI DOLLARI COMPLESSIVI DEL MERCATO DEL TRASPORTO….E’PROBABILE CHE FINISCANO CON IL CULO PER TERRA TANTE ALTRE CATEGORIE DI LAVORATORI TIPO SOCIETA’ DI CORRIERI EXPRESS, CAMIONISTI, ECC ECC…..E TUTTE QUESTE PERSONE COSA VANNO A FARE DOPO?
    SIAMO SICURI CHE IL MODELLO ECONOMICO QUI SOPRA DESCRITTO SIA UN “MODELLO DI CRESCITA” OCCUPAZIONALE,?( UNO SLOGAN TROPPO SPESSO SBANDIERATO SUI GIORNALI X FARSI PUBBLICITA’)
    QUALE CRESCITA CI PUO’ ESSERE IN UN MONDO DEL TRASPORTO ROBOTIZZATO….DOVE DECINE DI MIGLIAIA DI OPERATORI DEL TRASPORTO SARANNO RESI INUTILI?

  4. ……Almeno finché gli innominabili non conquisteranno il mondo, come intendono fare…… ecco la frase chiave!
    ma si dimenticano alcuni piccoli insignificanti aspetti della questione:
    – stanno continuando a fare bilanci in profondo rosso da 7 anni. Prima o poi gli “investitori” gliene chiederanno conto. Anzi forse lo stanno già facendo forse per quello che si vocifera di una quotazione in borsa. Recuperano i soldi investiti e poi se ne vanno a gambe levate lasciando il cerino in mano al parco buoi
    – dovranno passare sul cadavere di centinaia di milioni di taxisti in tutto il mondo
    – dovranno farsi fare leggi ad hoc in ogni paese del mondo (qualcuno lo sta già facendo ma qualcun altro gli ha già sbattuto la porta in faccia)
    – dovranno pur pagar ele tasse da qualche parte
    – dovranno assorbire tutte i contenziosi legali in giro per il mondo incluse quelle in casa propria come quella di PAGARE ai lavoratori i contributi sociali
    – dovranno pensare alla customer care e non sarà proprio una passeggiata

  5. DA QUESTO ARTICOLO SIAMO MEZZI MORTI.

    ” ….IL PROSSIMO PASSO SARA’ELIMINARE IL CONDUCENTE,
    PER TRATTENERE L’INTERO AMMONTARE DELLA CORSA”…
    TANTO LE VETTURE A GUIDA AUTONOMA NON PROTESTANO E NON FANNO SCIOPERI….

    MA LA FAMOSA CRESCITA OCCUPAZIONALE DI CUI U*** PARLA TANTO SU SOCIAL NETWORK E RIVISTE PATINATE???

    CHI OGGI APPLAUDE, DOMANI POTREBBE ESSERE ROTTAMATO DA UN ROBOT….

    BELLO…UN FUTURO MOOOLTO PROMETTENTE

  6. Sarò sincero manco lo letto l’articolo, senza dubbio servea a stimolare i futuri e presenti azionisti. Se uno è forte lo dimostra sul campo senza bisogno di proclami tutti i giorni.

  7. Milano32 io la penso all’incirca come te già da un bel pezzo, ma questi continuano a crescere crescere e fare danni. Quando raggiungeranno la massa critica implodendo o esplodendo? Per ora sembra non ci sia ancora questa fine tanto preannunciata da noi Cassandre.

  8. Ennesimo articolo con la funzione ” leva emozionale”. U*** non esiste senza pubblicità e amici la migliore gliel’abbiamo fatta noi. Siamo stati ingannati. Pensavamo quando iniziò a diffondersi il nuovo trasporto con noleggio “on demand” che il fatto ” loro ci caricano davanti e ci portano via il lavoro” potesse tradursi nella nostra fine. Invece era un Fake creato ad arte. La circostanza era pilotata ovvero la corsa che avveniva innanzi ai nostri occhi non era la normalità, era fittizia. Nessuno userebbe un servizio più caro ma lo usavano perché era semplicemente una corsa omaggio con buoni sconto direttamente su Smartphone. Sono tecniche nuove studiate a tavolino per pubblicizzare un prodotto o un servizio. Ci spaventano così poi scioperiamo e la gente che prima neanche lo ” cagava U*** ” si chiede in fila in una stazione o aeroporto o parcheggio taxi, perché i taxi sono in sciopero? Ecco che lo stratega raggiunge l’obiettivo. Ma alla fine la legge li blocca.. Il problema secondo la mia personale opinione è il mancato controllo on the road degli organi preposti. Ma attenzione se per sollecitare un maggiore controllo ripetiamo iniziative tradizionali o scioperi ecco che lo stratega si ” risfrega” le mani. Ricordiamoci che il taxi per le sue caratteristiche ( colore e segnale a pappagallo ) sulle strade della città si pubblicizza da solo semplicemente lavorando o marciando, U*** non è nessuno e sarà dimenticato se nessuno ne parla. Sempre se si rispetta la 21/92.

  9. MILANO 32….SPESSO DICI COSE SACROSANTE E FAI ANALISI CONDIVISIBILI.
    MA IN QUESTO CASO,CONDIVIDO IL REALE PESSIMISMO DI MARCO,
    L’UNICA COSA CHE RISCHIA DI “ESPLODERE” E’IL NOSTRO FEGATO…!
    LORO SONO STIMATI IN 70 miliardi di dollari….
    Poi abbiamo visto anche Crack simili tipo Lemhan Brothers o Parmalat….a questo mondo ci puo stare di tutto….MA…
    SE TUTTI GLI ANNI SI RIAPRE IL DDL CONCORRENZA….TORNIAMO DA CAPO CON NUOVI EMENDAMENTI SUL POP SI…. POP NO…” RISCHIAMO DI SPENDERE QUEL CHE RESTA DELLA LICENZA IN UNO STUDIO PSICHIATRICO!….LA LEGGE 21/92 del 2012 PARLA CHIARO:
    LICENZA TAXI O AUTORIZZAZIONE NCC.
    MA CHISSA’PERCHE’SPUNTA SEMPRE L EMENDAMENTO KILLER OGNI ANNO….SENZA SOTTILEARE CHE DAL 2006 SIAMO SOTTO BERSAGLIO CONTINUO….

  10. Le auto o i bus senza conducente non fanno sciopero, però se ognuno di noi si metterà in piedi di fronte ad essi non potranno certo investirti quindi sarà facile per chiunque manifesti bloccare una città

  11. La moquette. .I mobili…le poltrone in pelle Chesterfield…….(ma non erano sigarette? ) e mister Graf un tipo nervoso… ( o nevrotico ) forse in cammino verso l ‘ isteria. …. tempo al tempo magari finisce a vendere mobili in una televendita e noi ancora

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