Sharing Economy? Non è vero che…

lente1) “Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito. Sono attività economiche a tutti gli effetti. …..”.
2) “Non è vero che si tratta di attività occasionali. ….”.
3) “….”.
4) “Non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta. Gli ****** sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali”.

Si starà parlando di taxi? Si domanderà il lettore. Eh già, siamo su Taxistory… ma provate ad indovinare prima di continuare nella lettura e scoprire tutto l’articolo. 

Federalberghi ansa.it Il portale Airbnb, ad agosto 2016, poneva in vendita in Italia 222.786 strutture (erano solo 234 nel 2009). Lo rileva Federalberghi in un monitoraggio presentato in apertura del TTG Incontri a Rimini sottolineando che si tratta di una crescita esponenziale alla quale non fa seguito “una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate” (le strutture extralberghiere censite dall’Istat erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 121.984).
Il picco a Roma con 23.889 alloggi e a Milano con 13.200.

    “Il sommerso nel turismo prosegue indisturbato la propria corsa generando una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero” dice il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. “Il Piano strategico del turismo – aggiunge – afferma a chiare lettere la necessità di definire un quadro normativo e regolamentare che contrasti efficacemente il fenomeno dell’abusivismo. Confidiamo che si passi presto dalle parole ai fatti”.

“Confidiamo che si passi presto dalle parole ai fatti – continua Bocca – e che un primo segnale venga già nei prossimi giorni in Parlamento con l’esame delle proposte di legge sulla sharing economy e sugli home restaurant.
Infatti dall’analisi delle inserzioni presenti ad agosto 2016 sul portale Airbnb emergono quattro grandi bugie che smascherano definitivamente la favoletta della condivisione”.

Secondo Federalberghi:
1) “Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito. Sono attività economiche a tutti gli effetti. Oltre la metà (57,7%) degli annunci sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con i casi limite di insegne di comodo quali Bettina che gestisce 366 alloggi, Daniel (293) e Simona (260)”.
2) “Non è vero che si tratta di attività occasionali. La maggior parte (il 79,3%) degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno”.
3) “Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare. la maggior parte degli annunci (70,2%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti in cui non abita nessuno”.
4) “Non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta. Gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali”.

8 commenti

  1. E chi l’avrebbe immaginato…
    Noi tassisti è dal 2009 che diciamo tutto ciò…
    Magari piano piano lo capiranno tutti che sto ca22o di economia condivisa (tranne qualche eccezione) è un danno sociale, politico, economico che avvantaggia schiavisti e furbetti

  2. Cari albergatori, tutta la mia solidarietà e un imbocca al lupo per la vostra crociata, anche se poi siete i primi a chiamare autisti sottobanco per avere una piccola parte del ricavo. Come diceva qualcuno più di 2000 anni fa ‘non fare agl’altri cio’ che non vuoi che venga fatto a te stesso’.

  3. per essere obiettivi gli albergatori sono una cosa e i portieri manettari un’altra.
    forse se i portieri fossero pagati il giusto e non avessero contratti da stagista a 600 euro al mese non dovrebbero arrotondare con varie forme di illegalità…..
    forse…

  4. Andrea non è l albergatore, in genere chi si occupa e chi per lui lavora l’occasione fa l’uomo ladro. Non dimentichiamo che ladro e anche il mio collega.

  5. LA SHARING ECONOMY DOVREBBE ESSERE LA COSIDDETTA ECONOMIA DI CONDIVISIONE, COLLABORATIVA,SOLIDALE…CHIAMALA COME VUOI.
    COME TALE,DOVREBBE LIMITARSI AL SOLO RIMBORSO SPESE DI UN SERVIZIO O PRESTAZIONE,SENZA GENERARE UN PROFITTO O UN REDDITO DA LAVORO VERO E PROPRIO.
    ALTRIMENTI, NON SI PARLEREBBE DI SHARING ECONOMY, MA DI LAVORO.
    CIO’PREMESSO, CON LE MODERNE PIATTAFORME DI LOCAZIONE GIORNALIERA, CI SONO PERSONE,’che si sono improvvisati veri Business Man, GESTENDO, PER CONTO DI TERZI, VARI ALLOGGI ,AFFITTATI GIORNO X GIORNO A DIVERSI CLIENTI,TRAMITE APPUNTO LE PIU’NOTE PIATTAFORME DIGITALI DI locazione.
    = MESTIERE VERO E PROPRIO.
    NON SHARING ECONOMY

  6. Chissà se un giorno avremo i numeri anche della Sharing Economy nel settore taxi , considerando che c’ è un applicazione attiva a Torino , Genova , Milano e Padova … più l’ uso del black , del quale ho scarse conoscenze , dovrei approfondire .

  7. SPERIAMO CHE IL NOSTRO SETTORE, TAXI ED NCC,
    SAPPIA DIFENDERSI DALLA FINTA SHARING ECONOMY
    COME LA HANNO DEFINITA I GIURISTI AL CONVEGNO DI FERRARA QUALCHE MESE FA’….X LA LEGGE ITALIANA E X IL NOSTRO STATO (MEMBRO DELL’U.E)…..IN ITALIA VIGE LA SACROSANTA LEGGE 21/92 del 2012….TRADOTTO….IL MESTIERE PUO’ESSERE SVOLTO SOLO CON I REQUISITI PREVISTI X LEGGE: LICENZA O AUTORIZZAZIONI NCC

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