«Il Viminale sbaglia: le multe del Comune sono corrette»

Renato Amorosomilano.corriere.it «L’orientamento del Tribunale di Milano è chiarissimo: tutte le controversie sulle sanzioni agli autisti Uber hanno dato ragione al Comune e torto ai driver». Il docente della Scuola superiore della magistratura Renato Amoroso — per 15 anni coordinatore dei giudici di pace a Monza e a Milano — fa chiarezza sull’interpretazione corretta della legge 21/1992 («limpida e applicabile»), criticando la circolare del ministero degli Interni che ha suscitato la «reazione inconsulta» dei tassisti. Dopo aver chiesto parere al Consiglio di Stato, il Viminale sostiene la sanzionabilità dei driver Uber solo con l’articolo 82 del codice stradale (residuale e più blando) e non con i più duri e specifici art. 85 (Ncc non autorizzati) e 86 («taxi abusivi»), che prevedono fino a 7 mila euro di multa e confisca.

Giudice, dov’è l’errore del ministero degli Interni?
«Nella valutazione della “mancanza di elementi ermeneutici per superare i dubbi”. Bisogna infatti leggere bene il parere del Consiglio di Stato in risposta alla richiesta del Viminale. Il Consiglio invita sì il legislatore a intervenire per modernizzare la normativa, ma nel frattempo riconosce l’attuale validità della 21/1992. Le nuove tecnologie non possono mai determinare un “vuoto normativo” (non previsto dall’ordinamento) perché la legge deve sempre cercare risposte. Anche il ministro Alfano, mercoledì, mi pare abbia dovuto fare retromarcia».

Il caos interpretativo è iniziato nelle aule del giudice di pace dove, per la prima volta, è stata messa in discussione la sanzione agli autisti Uber (che, va ricordato, rispondono personalmente).
«Ogni novità che arriva dal mercato provoca un comprensibile momento di incertezza, di oscillazione, anche di perdita di orientamento. Ma non siamo negli Usa dove un accordo tra due privati è intoccabile iniziativa privata. Qui si parla dell’indiscutibile natura pubblica della prestazione e dell’effettiva similitudine tra Uber e il servizio di piazza dei taxi. Nessuna iniziativa privata può eludere le leggi vigenti».

E infatti le controversie arrivate in Tribunale convergono nel giudizio finale.
«Sì, perché le differenze interpretative dei giudici di pace sono state ricomposte dalla successiva attenta riflessione giuridica e dalle sentenze pronunciate in appello dal Tribunale di Milano in cui si dà ragione all’avvocatura comunale e alla polizia locale: la 21/1992 si applica e così ha confermato Palazzo Marino anche negli incontri sull’orientamento».

Peraltro non risultano multe agli autisti di Uber staccate dalla polizia stradale (che risponde al ministero dell’Interno): finora tutte le contravvenzioni finite in aula sono firmate dai vigili che fanno capo al Comune…
«Esattamente, va sottolineato come tutte le controversie riguardino l’avvocatura comunale che difende i vigili della polizia locale di Milano, mentre la Prefettura (che fa le veci del Viminale) non è mai stata parte delle controversie».

I tassisti in protesta per due giorni non hanno capito quanto è accaduto o sono diventati pedine politiche?
«Nessuno può dire che i vigili di Milano siano inerti sul problema. E nessuno può accusare l’amministrazione che sul tema, al contrario, ha preso posizioni anche coraggiose. Dire questo per fini politici è soltanto speculazione».

3 commenti

  1. Vedremo se ai bla bla corrisponderà la giusta azione di repressione. Altrimenti ci rivediamo in piazza tra 15 gg.

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