Il Jobs act cancella i precari dei taxi

dispettuccio___iltirreno.gelocal.it Il premier Matteo Renzi in questi giorni twitta gioioso. I 350mila posti di lavoro in più certificati dall’Istat rappresentano un segno evidente della ripresa, ha cinguettato con orgoglio, e ora sì che l’#italiariparte. Ma ci sono quattordici tassisti in città per cui l’effetto Jobs act non c’è stato. Anzi, sarà una condanna. E lo sarà, temono loro, anche se il Comune non accetterà di aumentare le licenze delle auto bianche.

La riforma del lavoro voluta dal governo cancella il contratto di associazione in partecipazione, dall’1 gennaio 2016 verrà spazzato via insieme a co.co.co, co.co.pro e altre forme che in questi anni hanno nascosto dietro il paravento della flessibilità rapporti di lavoro dipendente abusivi. Per migliaia e migliaia di false partite Iva e precari della generazione degli atipici questo contratto è stato quasi sempre un bluff. 

«Per noi, che formalmente siamo “sostituti alla guida” – racconta Alfredo Gatto, uno dei tassisti – è l’unica chance di avere un impiego in questo settore. Ma dal primo gennaio 2016 non esisterà più. E i titolari di licenza con cui lavoriamo ci hanno già annunciato che non trasformeranno le nostre posizioni in un contratto di lavoro dipendente».

Il motivo è evidente: «Assumerci con un contratto di lavoro di quel tipo è molto più oneroso dal punto di vista fiscale – dice Giovanni Matteucci – E per molti tassisti titolari di licenza sarebbe economicamente insostenibile». Ancora tre mesi, peraltro di bassa stagione per il mercato delle auto bianche, e per i quattordici tassisti si aprirà un baratro.

Per questo da giorni chiedono di poter incontrare il sindaco Marco Filippeschi. «Una soluzione c’è – dice Riccardo Turini – a Pisa le licenze taxi sono 72, ma si potrebbero aumentare, anche solo nei periodi di maggior afflusso di turisti e passeggeri all’aeroporto. Ma il Comune per ora non sembra intenzionato ad aumentarle».

È la stessa categoria a sostenere che non ce ne sia bisogno. «In realtà da aprile ad ottobre il lavoro aumenta notevolmente – dicono i tassisti – già adesso se ne vedono gli effetti: code alla stazione e all’aeroporto. L’emergenza è attutita proprio dal fatto che in molti casi su un’unica licenza si alternino più persone. Ma dalla prossima primavera scatterà il caos. Perché non concederci licenze stagionali? Questo risolverebbe la questione».

Molti dei titolari di licenza negli ultimi anni hanno cominciato a reclutare figli e parenti nelle imprese familiari. Tutto legittimo, ovvio. Ma in questo caso potrebbero non essere interessati a far concedere autorizzazioni stagionali. Anzi, attendere che a primavera prossima – quando il numero degli aerei al Galilei triplicherà e ripartiranno a ritmo serrato anche le crociere – in città scatti il caos per la penuria da taxi potrebbe far comodo proprio per chiedere una nuova infornata di licenze.

«Ciò che temiamo noi – dicono i tassisti – è che nella scrittura del bando, come criterio di assegnazione, si prediliga chi dimostra di aver svolto un’attività continuativa. Noi, a quel punto fermi da mesi, verremmo penalizzati».

Nei giorni scorsi i tassisti del contro-effetto Jobs act hanno inviato al sindaco e al prefetto Attilio Visconti una richiesta di aiuto. Una lettera che è quasi un appello disperato, in cui si sottolinea la «situazione paradossale». In «un’Italia che ha fame di occupazione – scrivono – nel mese di gennaio perderanno il lavoro molti sostituti alla guida per l’impossibilità di adeguamento ad una forma contrattuale».

Non solo. Evidenziano «l’incapacità di empatia di una parte di categoria» nei confronti di lavoratori «che rappresentano una forma di sostentamento per le loro famiglie». Di spazio – spiegano i tassisti dell’effetto Jobs act – in estate c’è per tutti. «Fu la giunta Fontanelli a ipotizzare di arrivare a quota 100 licenze. Ma non se n’è più fatto niente».


Consiglio vivamente la lettura di questa pagina del 17 marzo 2015  omniavis.it/web/forum/index.php?topic=25389.0

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