Uber sospende UberPop in Francia

stop_uber_pariscorriere.it Uber getta la spugna in Francia. Dopo lo sciopero dei tassisti d’Oltralpe di giovedì 25 giugno e il fermo dei due dirigenti Thibault Simphal e Pierre-Dimitri Gore-Coty, il gruppo californiano ha deciso di sospendere UberPop, funzione della popolare applicazione che consente di chiamare con lo smartphone automobili guidate da privati cittadini. In Italia, dopo il blocco imposto dal tribunale di Milano dello scorso maggio, siamo ancora in attesa di una nuova sentenza in seguito al ricorso presentato da Uber.

In settembre una nuova sentenza
La Francia ha preferito fare un passo indietro volontariamente: “Abbiamo sospeso UberPop venerdì 20 luglio”, ha dichiarato Simphal a Le Monde. Anche in questo caso l’app si rimette però alla volontà delle autorità: “Aspettiamo la decisione del Consiglio costituzionale, attesa in settembre”, prosegue il numero uno di Uber Francia, motivando la decisione odierna con la volontà di “salvaguardare la sicurezza dei nostri autisti” dopo le violente proteste delle scorse settimane. L’intenzione è quella di “aprire un dialogo con le autorità e dimostrare che ci prendiamo le nostre responsabilità”. Come ha raccontato Simphal, non è la prima volta che Uber rinuncia a parte del suo servizio: “Abbiamo già rimosso UberX (soluzione analoga, nda) a Portland”. La decisione potrebbe rivelarsi necessaria anche in Europa: il fronte contro UberPop, che sostanzialmente equipara chiunque sia in possesso di una macchina e documentazione regolare a un tassista, è unito. Dalla Germania al Belgio passando, appunto, per Francia e Italia.

Nuove regole
Simphal propone al Governo un aggiornamento delle regole vigenti per superare l’impasse e aprire il mercato a questa nuova modalità di trasporto. Ed è quanto ha auspicato anche l’Autorità dei Trasporti nostrana, che ha chiesto a Esecutivo e Parlamento di valutare l’inquadramento di figure che non superino le 15 ore di guida settimanali, che stipulino un’assicurazione aggiuntiva e siano, attraverso la società che li fa lavorare, riconosciuti all’interno di un registro apposito delle Regioni. In Francia, secondo quanto dichiarato da Simphal,a sfruttare l’app per dare passaggi a pagamento sono quasi in 10mila. “L’87% ha un altro lavoro. UberPop dà loro la possibilità di arrotondare”, ha spiegato, concludendo di non essere intenzionato a lasciare la società nonostante il rischio di una pena detentiva in seguito al fermo di fine giugno.

4 commenti

  1. Giovedì 25 giugno ero a Milano. Italo Treno delle 20.21 diretto a Torino era in ritardo di circa 40 minuti. Passeggeri costretti all’ultimo minuto a cambiare binario e indicazioni sul tabellone luminoso inesistenti o messe all’ultimo minuto. Lavorando, come tutti noi che facciamo questo tipo di lavoro, nelle stazioni, siamo quotidianamente soggetti a sentire gli sfoghi di chi utilizza il treno per spostarsi. Ritardi, sporcizia, treni soppressi all’ultimo momento ecc.
    Compagnie aeree che lasciano centinaia di passeggeri a terra perchè la pratica dell’overbooking è diventata prassi normale…
    Autostrade che sono dei cantieri infiniti e dei bancomat per le organizzazioni malavitose che esigono la loro parte su ogni appalto…
    Se c’è una cosa che invece funziona in questo paese e funziona bene perchè è gestita da piccoli artigiani che s’impegnano per svolgere bene la loro professione e faticano per portare a casa la pagnotta rischiando quotidianamente in prima persona, è il servizio taxi… contro chi si accaniscono i politici, le associazioni di consumatori e l’Authority per i trasporti?
    Esatto proprio contro quest’ultimo! Che paese tutto al contrario!!!!!!!!!!!!!!
    p.s. Ma perchè “Authority” ? L’inglese fà più figo? Come dire “Driver” anzichè “Autista”?

  2. Ma cosa dice questo? L’HANNO CHIUSA. Capito? CHIUSA. Altro che la proposta dell’Autorità! Va chiusa anche quella. Il Corriere è ormai come la Pravda.

  3. Caro Khoolaas (Tra l’altro abbiamo avuto occasione di conoscerci a Torino durante la manifestazione) sai come chiamano La Stampa a Torino? “La busjarda” trad. “La Bugiarda” … ed è un modo di dire gergale che risale a più di un secolo fà… questo la dice lunga sull’affidabilità dei mezzi d’informazione. Una volta Il Corriere era considerato il miglior quotidiano italiano, adesso, leggendolo, l’impressione è quella di un fogliaccio prezzolato sul quale scrive gente che non conosce ciò di cui pretende parlare.

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