Lettera aperta di CoTaBo “Disponibili al confronto ma è Uber a dover essere trasparente”

LogoCotaboGentilissima Benedetta Arese Lucini,

la sua presenza a Bologna nei prossimi giorni ci offre l’occasione per rilanciare la discussione sulle innovazioni nei servizi di trasporto. Avevamo pensato di scriverle subito dopo la decisione del Tribunale di Milano su Uber, ma sarebbe stato un errore perché il momento “caldo” avrebbe impedito una discussione serena. Vista la sua inaspettata presenza nei prossimi giorni in città cogliamo l’occasione e vorremmo discutere entrando nel merito delle questioni, in maniera pacata, evitando manicheismi e contrapposizioni tra opposte tifoserie utili solo a sollevare polveroni che ahinoi servono solo a promuovere il vostro servizio gratuitamente.

Vorremmo discutere a partire da alcuni punti fermi: 

1)Nessuno è contro l’innovazione, la nostra prima App, antesignana della nostra ottima app Taxiclick (che fa quantomeno le stesse cose della app Uber se non meglio), è del 2009.

2) Non necessariamente innovazione è sinonimo di miglioramento: a noi, ad esempio, l’innovazione che non tiene conto delle regole e dei destini delle persone, non interessa. Il nostro modo di essere innovativi è quello che ci porta ad offrire servizi migliori agli utenti e migliori (o quantomeno accettabili) condizioni di vita e di lavoro ai nostri soci.

3) Siamo consapevoli che le norme che regolano il nostro settore sono datate, e le modifiche che si sono susseguite negli ultimi anni non hanno fornito strumenti efficaci e adeguati ai tempi, conosciamo le esigenze dei clienti e abbiamo molte proposte da fare per migliorare i servizi. In ogni caso finché esistono delle regole queste vanno rispettate, da tutti e nessuno può porsi al di sopra di esse.

Pur essendo parte della categoria dei tassisti, non ci siamo mai schierati tra gli urlatori né tra i difensori dei tassisti “a prescindere”, siamo però fermamente convinti che la discussione su Uber non possa prescindere da un momento di trasparenza che la stessa Uber è chiamata a fare, in primis nell’interesse dei cittadini dei suoi potenziali clienti e poi nell’interesse del regolatore, cioè lo Stato che, fino a prova contraria, stabilisce norme all’infuori delle quali non si può operare.

Non ci spaventa Uber, non temiamo la concorrenza di servizi quali Uber Black che possono spingerci a migliorare e qualificare il nostro servizio; quello che temiamo è la totale deregulation dei servizi di trasporto persone che può solo distruggere un mestiere, creando una categoria di autisti poveri o dopolavoristi, privando le amministrazioni locali di un controllo del territorio e della sua mobilità: con l’assenza di un quadro di regole certo entro il quale operare e le regole, è bene ricordarlo, sono a garanzia degli utenti.

Intanto, è bene ricordarlo, la decisione del Tribunale di Milano, interviene solo sul servizio Uber Pop, dichiarandolo concorrenza sleale nei confronti dei tassisti.

La decisione non ha riguardato nessuna delle reali piattaforme di car sharing e car pooling, quali Enjoy o BlaBlaCar, che operano in Italia correttamente e senza discussioni con nessuno, perché rispettose delle regole.

Questa decisione, in ogni caso, ci dà lo spunto per riproporre alcune domande, con l’auspicio che Uber possa fare chiarezza definitivamente.

Gli elenchi degli autisti, o i “driver” come ama chiamarli Uber, sono pubblici?

Se quegli elenchi non lo fossero, sarebbe impossibile per le autorità svolgere controlli sullo stato di servizio, sulle auto, sul tasso alcolemico (quello dei tassisti è zero), sui redditi. Controlli ai quali sono invece sottoposti i tassisti, il cui elenco è pubblico. L’elenco pubblico rende anche sanzionabili i tassisti che non fanno bene il loro mestiere, cosa impossibile per i driver Uber Pop, in quanto soggetti sconosciuti ai controllori.

Uber Pop garantisce il trasporto di disabili e la fornitura dei servizi in qualunque condizione, senza sorprese?

Per i taxi ci sono standard imposti e servizi obbligatori ad hoc.

I pagamenti di Uber ai propri driver sono tracciabili a fini fiscali?

Sappiamo bene che Uber proclama la tracciabilità fiscale come elemento valoriale, ma la tracciabilità dei pagamenti e delle somme retrocesse da Uber ai suoi “driver” è omologabile a quello di tutte le altre aziende?

Che massimali assicurativi sono richiesti ai driver Uber Pop, e ci sono garanzie che i veicoli sono assicurati?

Le tariffe dei taxi sono pubbliche, definite dai Comuni e non possono variare per situazioni contingenti, come fiere, grandi eventi o occasioni nelle quali c’è alta richiesta di servizi di trasporto. E’ lo stesso per Uber?

Crediamo che su questo punto vada fatta piena chiarezza proprio nell’interesse di quegli utenti che si vorrebbero tutelare.

Riteniamo che in quadro di regole definite, che hanno certamente bisogno di essere innovate e adeguate ai tempi, Uber o altri operatori di intermediazione possano operare, non ci spaventa avere dei competitor. Da tempi non sospetti ragioniamo del futuro della nostro settore, della nostra professione, dell’impatto delle tecnologie.

Riteniamo che il futuro del trasporto persone   debba passare da una maggiore integrazione con i sistemi di mobilità pubblica esistenti, ma anche con tutte quelle novità che stanno prendendo piede nel rispetto delle regole e che stanno portando ad un cambio culturale nell’accesso ai servizi.

Le nuove tecnologie se utilizzate nel rispetto delle regole, possono essere un valore aggiunto e non un limite, e di questo ne siamo convinti.

Queste nuove modalità di accesso ai servizi di trasporto persone, dovranno essere inserite in maniera armonica e progressiva nella regolamentazione del settore, creando intermodalità e non contrapposizione, e questo sarà possibile solo con politiche dei territori che vengano gestite con responsabilità, condivisione e attenta analisi dei bisogni degli utenti ma anche dei problemi degli operatori, tutte questioni sottovalutate ad oggi.

Con questi presupposti, crediamo che l’ingresso delle piattaforme di condivisone nel trasporto di persone sia servito e possa servire a far evolvere la categoria dei tassisti nelle sue aree più chiuse e refrattarie all’innovazione, ma bisogna anche dire che in larga parte questa categoria non è più quella portata sul grande schermo da Alberto Sordi nel Tassinaro. Questa caratterizzazione serve certamente a fini promozionali e comunicativi, ma è sbagliata e lesiva dei tanti che con fatica certamente si sono incamminati in una logica professionale e aziendale.

Vi invitiamo a provare ad esempio a Bologna o a Torino e in tante parti di Europa l’app Taxiclick (www.taxiclick.com) che è gratuita per i tassisti e i clienti e dal 2009 fa le stesse cose, comr dicevamo all’inizio, di Uber, oppure App taxi che è attiva in buona parte del territorio nazionale. Inoltre siamo siamo talmente attenti alle esigenze dell’utenza e alle necessità di innovazione nel comparto, che abbiamo iniziato un percorso comune tra le più qualificate strutture di Radiotaxi che ha portato alla costituzione di un network nazionale,denominato APPTAXI, che garantirà in prospettiva efficienza, economie di scala, uniformità degli standard e capillarità nell’offerta dei servizi.

Il consorzio APPTAXI permette anche ai clienti che viaggiano di utilizzare una applicazione unica che permette la richiesta di servizio su tutto il territorio nazionale.

I tassisti, non tutti, hanno fatto innovazione restando nelle regole. E sono altrettanto consapevoli che l’attuale regolamentazione necessità di correttivi. Sul nostro territorio abbiamo chiesto modifiche da almeno otto anni a questa parte, sia sulle regole regionali che comunali, (così come dobbiamo ribadire che le tariffe dei taxi a Bologna sono inalterate da 8 anni, Le sembra in un mondo che cambia così rapidamente nel mercato e nei prezzi una cosa normale?) ma non spetta a noi farle.

Se qualcuno dei tanti politici e amministratori locali avesse ascoltato le richieste e le proposte di cambiamento della parte più dinamica della categoria dei tassisti (dalla tariffazione, alla mobilità, alla connettività, alla sicurezza) non saremmo certamente arrivati alle carte bollate, alle manifestazioni, ai Tribunali, non si parlerebbe con tanta faciloneria di liberalizzazioni e anzi parleremmo di un settore pienamente integrato nel trasporto pubblico urbano e fiscalmente compliance.

Parleremmo anzi di un “mestiere” che tanti potrebbero valutar come interessante e quindi creare occupazione.

In attesa delle sue risposte, la salutiamo cordialmente,

Riccardo Carboni

Presidente di Cotabo

Marco Benni

Direttore Generale di Cotabo

18 commenti

  1. Un approccio sereno e costruttivo , reso comunque facile dal fatto che a Bologna RU… non c’ è !!! … se , come a Milano , fosse arrivato anche da voi all’ inizio 2014 NON SARESTE RIUSCITI ad ” evitare manicheismi e contrapposizioni tra opposte tifoserie utili solo a sollevare polveroni che ahinoi servono solo a promuovere il vostro servizio gratuitamente ” , MA VI SARESTE INCAZZATI COME DELLE BESTIE ANCHE VOI !!!!

  2. … Hanno tanta FAME… E non ci vedono più . Diamogli una Fiesta, lo snack chiaramente … altrimenti la fanno subito *op!!!!

  3. questi della cotabo mi fanno cadere le braccia!!!!!!!…..ma lo volete capire che il vero problema non e’ la piattaforma tecnologica tout court (che ha evidenti anomalie ,in primis il surge pricing che immagino delrio e camanzi non sappiano nemmeno cosa significhi)..ma i vettoriiiiii …..i drivers(????)di ….pop NON HANNO NESSUN TITOLO PER ESERCITARE LA PROFESSIONEEEEEE!!!!!!!! IO NON MI CI CONFRONTOOOOOO!!!!! LA BAL NON E’ GENTILISSIMAAA!!!!

  4. Manca poco alla fine de ste tarantelle, siamo belli siamo bravi e sappiamo fare bene solo noi. Ma il culo chi lo mette…?

  5. Bravo Carboni parla pure con la gentile signora, ma ricorda bene il mandato che ti hanno dato i tassisti: una licenza, un conducente, un turno, un territorio e gli ncc a casa loro dove il comune gli ha dato l’autorizzazione in base al bisogno dei SUOI cittadini. Dunque ricapitolando: il tassista guida il taxi e il noleggiatore la sua bella limousine che parte dal suo bellissimo garage nel suo stupendo comune dove è stata rilasciata l’autorizzazione. Oltre a tutto ciò nessuno ti ha mai dato il mandato di discutere altro. Se non ti va bene cambia mestiere.

  6. Mi pare che ci si sia scordati un’argomento secondo me MOLTO importante. Non c’è garanzia che il driver sia quello “registrato” da ***r come “titolare”. L’unico elemento CERTO è lo smphone. Lo Smphone può “passare” dal “titolare” a Tizio, da Tizio a Caio, da Caio a Pinco e da Pinco a Pallino. Il altre parole il DRIVER NON E’ TRACCIABILE, il SERVIZIO NON E’ TRACCIABILE. Insomma non sta insieme da nessun punto di vista! Come dicono a Milano: la mer.a mola la sta minga in pè. Gnanca imbutigliada!

  7. @gige hai dinenticato anche con il suo bel colore che non è sicuramente bianco. Un dettaglio che rimarca la diversità dell’oggetto e del servizio! Poi se oggi rispetto al passato la tecnologia si è innovata, e tutto a vantaggio del cliente ( non del driver ) che è libero di prenotarlo come vuole, cellulare, App, telefono fisso ecc. Il driver deve fare semplicemente quello che dice la legge 21/92 che non è un vasetto di yogurt soggetto a scadenza.

  8. Pur nella bontà degli intenti di COTABO, credo che tutto questo sia tempo perso, dal momento che, nonostante la chiara e duplice argomentazione di un giudice, la signora continua ad affermare che l’ applicazione pop non è illegale: a quanto pare i giudici italiani non sono persone preparate, secondo l’azienda americana! Per cui, cercare di convincerla che i tassisti italiani siano nel giusto e non vivono con l’anello al naso, è una impresa ardua e comunque ci sarebbero i soliti media, pronti a mistificare le nostre buone intenzioni. Resta poi da convincere in ultima istanza il co-fondatore di *ber, che più volte e senza mezze misure non ha esitato ad affermare la sua intenzione di distruggere l’industria taxi, definendo volgarmente i tassisti come dei “pezzi di me**a”. Questo già mi basta per rendere vana ogni forma di dialogo.

  9. Non sono disposto a nessun confronto con chi mi invade,non chiede permesso e non rispetta le regole del gioco.E palese che per i signori governanti io sono da impiccio,mi lamento ,metto i bastoni fra le ruote sono da cattivo esempio.Sono sopravvissuto a Bersani e persino a Monti che vedevo come insormontabile.Ora si chiama diversamente ma per me nulla cambia,e nulla ho da perdere.Se l’invito può servire a dimostrare che non siamo aggressivi benvenga,per il resto ora sono calmo ,dopo no.

  10. La domanda sorge spontanea:
    Da cosa nasce il bisogno di confrontarsi?
    Riporto la definizione del termine confronto del Vocabolario Treccani:
    In senso fig., soprattutto nel linguaggio polit., incontro polemico fra sostenitori di tesi, concezioni, programmi diversi, che si propone non tanto la lotta e la vittoria di una delle parti quanto la possibilità di un’intesa attraverso un dialogo aperto ed equilibrato.
    Mi domando quindi se ci sia la volontà di trovare una intesa con i pirati d’oltreoceano.

  11. A Bologna hanno fatto davvero un errore grossolano con quella lettera , ci vorrebbe un minimo di rispetto per i colleghi di Milano , Genova , Torino e Padova …. loro non hanno provato cosa vuol dire avere RU… in città e fanno anche le lettere filosofiche in rima GENTILISSIMA SIGNORA ???? …. ma per favore … fatevi furbi che è meglio

  12. Grande errore quella lettera. Da l’immagine di debolezza della categoria. Nessun confronto con chi non rispetta le regole. Punto

  13. Io sarei curioso di sapere da BAL i che pensa di fare con Casson a Venezia. U…-gondola? Gondola-sharing?

  14. Alla COTABO di Bologna non stanno dormendo aspettando la risposta della Gentilissima Signora , ci tengono molto ad incontrarla … fate attenzione però , che quella in un paio di settimane vi riempie la città di drivers e poi vedete come calano le chiamate in centrale : AVETE VOLUTO FARE I FENOMENI !!!!

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