Uber versus Taxi: l’esperimento a Torino di Eco dalle Città

uber_VS_taxi_torinoecodallecitta.it “E’ una rivoluzione per la mobilità e ci porta pure parecchio lavoro. In tre giorni ho fatto 50 corse. E poi, secondo i manager, aiuterà a diminuire le auto in circolazione”. Il parere arriva da un autista di UBER (anzi, un automobilista che si mette in momentaneamente in affitto, come ha precisato) che si è prestato ad un esperimento molto semplice: da Eco dalle città abbiamo deciso a priori un tragitto nel traffico di Torino e lo abbiamo affrontato prima con UBER e poi con il TAXI, un po’ per cogliere gli umori dei conducenti e un po’ per comprendere meglio la situazione, assai rovente dopo le proteste dei taxisti in tutta Europa.

Sotto la Mole il servizio UBER Pop (quello per cui qualunque automobilista autorizzato dalla casa madre affitta la propria guida quando può o quando vuole) è attivo da tre settimane ma ancora non sono state alzate barricate dai taxisti sabaudi, colpiti da una liberalizzazione non istituzionalizzata del servizio “noleggio con conducente”. 

E non è detto che lo facciano.
Il viaggio di prova inizia un venerdì mattina di fine novembre: quattro chilometri e mezzo, dal centro alla periferia ovest. L’app della multinazionale americana è semplicissima da usare: dopo due click, in meno di tre minuti arriva l’auto scelta, con tanto di scambio di messaggi per riconoscersi. Salgo e iniziamo a chiacchierare con l’autista che sa di dover fare buona impressione perché gli utenti, a fine corsa, valuteranno il trasporto. La macchina è decisamente nuova, per le regole d’altra parte non può avere più di dieci anni. Il guidatore me lo fa notare: “Con Uber Pop puoi trovarti qualunque auto, ma non ti devi preoccupare, la licenza ci è arrivata solo dopo controlli meticolosi”.

“A Torino non siamo molti”- prosegue lui mentre lo ascolto seduto davanti, come se mi avesse dato un passaggio al volo- “è la casa madre che decide quante autorizzazioni distribuire in base alla domanda e per ottenere questa possibilità ci si doveva iscrivere mesi e mesi prima”. “C’è una coda infinita per diventare automobilisti di Uber Pop”, afferma sornione, perché in fondo sembra contento della possibilità di reinventarsi lavorativamente. “Faccio anche un altro lavoro, non è come fare il taxista, che è una vera e propria professione, è solo un’opportunità in più per me e per voi. E’ assurdo che sia arrivata solo ora, con tutti i limiti della mobilità urbana…”. Gli chiedo se abbia avuto problemi con i taxisti. “No, Uber Pop è quasi come il car pooling. Tu sei attivo solo quando accendi l’app. Non sei un vero noleggio con conducente. Dai un passaggio e vieni pagato. Ho solo ricevuto qualche chiamata sospetta, con domande un po’ strane..”.
L’auto ci ha portato a destinazione e il conto è di otto euro e qualcosa. Ma lo sapevo già, perché una volta scelta la destinazione di arrivo il sistema calcola già i costi e non sarà mai necessario aprire il portafoglio, è tutto gestito online.

Il Taxista , recuperato al volo, è meno prolisso ma altrettanto gentile. Ma non è certo al terzo giorno di lavoro. Pare poco preoccupato dall’arrivo di Uber benché il termine “concorrenza sleale” ricorra più volte nel suo discorso. “E’ solo un problema di leggi e di sicurezza. Se non le rispetti sei illegale, e Uber non le rispetta” mi conferma a più riprese. Ma non si lancia in dichiarazioni avventate e afferma di non aver avuto a che fare con alcun “automobilista in affitto”. Non riesco a capire se i Taxisti torinesi siano pronti alla rivolta ma intuisco che sottobanco qualcosa sta accadendo e che le comunicazioni fra gli interlocutori dell’amministrazione e i taxisti siano più che mai aperte.

Il viaggio in taxi mi costa un po’ di più (in ora di punta però): undici euro. Ma il prezzo l’ho saputo alla fine e ho pagato in contanti.

Uber è più comoda e pure più chiara nei meccanismi di fruizione. Ma rimane l’incertezza di un servizio ancora in bilico fra l’illegalità e i compromessi forzati. Rimane però chiaro, anche fra le sfumature della chiacchierata con il mio automobilista in affitto, cheil panorama della mobilità italiana sta impercettibilmente cambiando e allo schema novecentesco “un auto, una persona” si sta sostituendo il modello della condivisionee dell’accesso al servizio al posto del “possesso”. Gli assunti su cui poggiano car sharing e car pooling in fondo sono semplici: meglio usare l’auto solo quando serve al posto di sostenere i costi dell’acquisto e del mantenimento costante. E magari condividendo i costi del viaggio con altri utenti della strada.

5 commenti

  1. Ma di quale licenza parla stò buffone? Da quando in qua U… rilascia licenze? Complimenti a “Eco dalle Città” (Ma che cos’è? Chi lo conosce?) per aver fatto pubblicità ad un servizio illegale. E poi perchè ha pagato il taxi in contanti? L’articolista lo sà che anche a Torino il taxi si può pagare con carta di credito o bancomat? Inoltre si è stupito del fatto che la corsa in taxi si paga alla fine… voleva pagare prima? In quale città del mondo ha visto pagare la corsa in taxi all’inizio? E montato su un taxi guidato da un veggente che sapeva già quanto avrebbe segnato il tassametro all’arrivo? Si vede che lui è abituato a pagare tutto prima. Senz’altro in questo preciso istante sarà al supermercato a pagare la spesa che farà tra tre giorni! E poi sempre stà storia delle auto pulitissime di U… e dei taxi sporchi e luridi, ma di colpo sono diventati tutti Mastro Lindo? Tutti maniaci dell’igiene e della pulizia? Stia tranquillo, che, per quanto ci risulta, nessuno si è mai ammalato di Scabbia salendo su un taxi, se pensa che questa sia la paura degli utenti del servizio. Inoltre sappia che siamo tenuti, da regolamento comunale, a conservare l’auto pulita e in ordine e anche a noi piace vivere nel pulito visto che trascorriamo seduti in auto tantissime ore ogni santo giorno! Da notare infine “Il taxi recuperato al volo” mentre l’auto (abusiva e illegale) di U… è arrivata in “meno di tre minuti” grazie a due click, non uno di più, mi raccomando! …siamo alle comiche finali! Forse gli autisti di U… hanno scoperto il segreto di come smaterializzarsi e riapparire in un istante su richiesta dell’utente? Cosa vuol dire “Recuperato al volo” ? Che nessuno ha notato questo povero diavolo sul ciglio della strada mentre si sbracciava, pensava ai due click miracolosi che gli avrebbero permesso di veder materializzarsi in un istante una navetta spaziale pulitissima e inforcava un binocolo cercando disperatamente di veder passare un taxi e poi finalmente è riuscito ad accaparrarsene uno buttandosi in mezzo alla strada? Lo sà che anche a Torino abbiamo le app gratuite per chiamare il taxi (una delle quali, guarda caso si chiama Taxi Click, visto che non siamo così trogloditi?) i numeri telefonici delle centrali radio, le colonnine ai posteggi e i posteggi raggiungibili a piedi? E che i taxi sono identificabili dal colore bianco e la scritta “TAXI” sul tetto? Boh! Sicuro di essere stato a Torino?

  2. Si confonde tutto tra taxi, ncc, car pooling e quindi si rende tutto praticabile senza più regole e doveri stabiliti dallo Stato. Non si può cambiare le regole della partita all’improvviso e dover competere con persone che svolgono il tuo stesso lavoro senza che paghino tutti i vari balzelli che la nostra professione comporta: tasse, assicurazioni molto più care, revisioni annuali ecc.
    Inoltre si confonde l’utilizzo ottimizzato di un auto privata che doveva percorrere preventivamente un tratto di strada dal punto a al punto b per motivi personali e che per ammortizzare parte dei costi vivi( carburante, autostrada, usura del mezzo) chiede un piccolo contributo alla persona a cui fornisce un “passaggio “, e non è un cliente al quale si fornisce una prestazione su richiesta immediata mediante app e gestita dall’ autista che U… definisce non professionale ma che invece lo è, anche se per poco tempo
    ” libero ” e saltuario delle giornate o settimane ecc. a sua discrezione.
    Questo perchè impatta direttamente col mondo dei taxisti ma anche dei NCC, attenzione!!

  3. Caro Oscar10, la tua narrazione è un pò adagiata sulla frottola di U… come car sharing.
    Il vero car sharing invece ha un senso ed uno scopo completamente diverso.
    1) il passeggero non deve pagare nessuna tariffa e soprattutto non deve lasciare una tangente del 20% a chi gli trova il “passaggio”
    2) si tratta di un servizio del tutto volontario e non è affatto detto che si debba pagare un prezzo ma al massimo una condivisione spese.
    3) le “vere” App’s di car sharing sono ad es. blablacar o simili che non costano NULLA.
    Lo spirito della sharing economy è quello di condivisione per avere un vantaggio reciproco. Lo scopo di U… è ben altro.
    Guadagnarci solo loro. Col sudore, i costi ed i rischi di qualcun altro.

  4. “è la casa madre che decide quante autorizzazioni distribuire in base alla domanda”

    ah ah ah
    AH AH AH AH AAAHH AAAHH
    la credulità umana non ha limiti.

I commenti sono chiusi.