L’Italia degli abusivi, dai dentisti ai benzinai: chi lavora nell’illegalità?

Un estratto di “Abusivi, la realtà che non vediamo. Genio e sregolatezza degli italiani” (ed. Chiarelettere), viaggio di Roberto Ippolito nell’Italia delle truffe e dell’abusivismo.

Abusivi_Roberto_Ippolitoagrpress.it Lavoravo. Cercavo. Trovavo. Una dopo l’altra, mettevo insieme tante storie per costruire questo libro. Un’infinità. Sarei dovuto essere contento. Invece più di una volta ho confessato avvilito all’Editore: “È troppo. Credimi, sto trovando troppo”. Gliel’ho detto nonostante il timore di non riuscire a farmi comprendere. Sono stato proprio io a proporgli di raccontare in un libro con più casi possibili gli abusivi, cioè i cittadini, i lavoratori, i professionisti, gli imprenditori o gli artigiani che agiscono ignorando le regole e non disponendo dei requisiti e dei permessi necessari. (…)

QUESTO LIBRO è troppo. L’abusivismo è peggio, molto peggio di quello che avrei pensato. Non risparmia nulla, nessun campo. Si manifesta in qualunque zona. Gli abusivi non hanno pudori, non hanno remore, non hanno limiti. Prima di mettermi all’opera sapevo di qualchedentista abusivo, ma come avrei potuto immaginare l’esistenza di uno studio condiviso da padre e figlio entrambi senza requisiti? Ho ottenuto i numeri degli abusivi smascherati dai carabinieri sul fronte medico: spaventosi. Quasi ogni giorno vengono scoperti un dentista e un medico che non potrebbero esercitare la professione. (…) Ho indagato su varie attività economiche. E sono saltati fuori i panettieri  abusivi, i macelli abusivi, i meccanici abusivi, i benzinai abusivi. I benzinai? Sì, ce ne sono. Come ci sono discoteche e sagre abusive. Ho proseguito. Mi sono dedicato ai taxi cercando di capire la dimensione dell’illegalità. Non ho raccolto soltanto numeri impressionanti: ho trovato sulla mia strada perfino tassisti senza la patente. Proprio così: senza la patente. Mica solo loro però: ci sono anche autisti di linee abusive di pulmini che ne sono privi. Poi mi sono venuti incontro gli scuolabus irregolari senza assicurazione. Ogni giorno ci sono bambini che viaggiano su mezzi abusivi pericolosi e senza garanzie. (…)

L’abusivismo nelle sue diverse forme è un affare colossale che ingrossa le grandi organizzazioni criminali in alcuni settori prediletti, dai rifiuti ai giochi clandestini, ma procura anche vantaggi a tanti. Alla fine del libro, tirando le somme, sono in grado di stimare le attività svolte senza le autorizzazioni necessarie per 42 miliardi nel 2014. Aggirando la legge, viene evitato accuratamente anche il fisco. Gli abusivi alimentano una quota significativa dei 130 miliardi di euro di evasione valutata, gravando sui conti pubblici e sul livello delle tasse pagate al posto loro dagli onesti. DILATANO l’economia sommersa, provocando una grande fetta dei tre milioni e 100.000 lavoratori in nero esistenti in Italia. (…) Ma ci sfuggono tutte le conseguenze del fenomeno. Con superficialità ci passiamo sopra. Le attività abusive, dalla pesca di frodo agli estetisti, mettono a rischio la salute. Deviare un torrente in modo indebito (racconto anche questo), costruire una strada senza permessi o buttare giù alberi senza autorizzazione significa creare pericoli per l’ambiente e rendere possibili i disastri.

Ma i morti delle alluvioni non ci insegnano mai nulla. Del resto siamo anche capaci di procedere alle sepolture abusive (…). Naturalmente sono consapevole che qualcuno potrebbe ritenere l’abusivismo determinato dall’abbondanza di regole. Ma il fatto che le norme, secondo i casi, possano essere eccessive, scritte male, applicate peggio o dirette a tutelare singole categorie non può giustificare comportamenti che rappresentano una minaccia per la salute, la sicurezza alimentare, l’ambiente, la competizione economica e la giustizia fiscale. Che lo scuolabus debba essere assicurato non mi sembra possa essere oggetto di discussione. Che non si debba costruire in un parco nazionale o sulla spiaggia è perfino ovvio (…). La fantasia non fa difetto all’infinito abusivismo italiano. (…) In una conversazione intercettata nel luglio precedente, il boss ergastolano Giovanni Di Giacomo dice in carcere al fratello Giuseppe: “Ma poi c’è un’altra cosa che fuori non la sa nessuno… questa te la dico a te… e a un certo punto dovrà venire fuori… a te ti abbiamo fatto noi altri” (ovvero l’investitura è stata decisa dai boss detenuti), ma “a lui” (il riferimento è a un altro Di Giovanni, Gregorio) “chi l’ha fatto?… e chi l’ha autorizzato? E questi sono tutti abusivi sono… ricordatelo!”.

4 commenti

  1. Ma questo arriva da un’altra galassia o fa parte della comunità umana?
    Uno che arriva a scrivere una scemenza come quella dei taxisti senza patente andrebbe querelato per falso e diffamazione e chiedergli i soldi che servono per vincere il bando del numero unico!

  2. Sì lo voglio credere anch’io, però nel dubbio gli ho scritto chiedendogli di raddrizzare il tiro e di chiarire che stava parlando di ABUSIVI, non di taxisti.

  3. Per correttezza riporto la mail che gli ho mandato e relativa risposta:

    Caro Roberto,
    dalla tua marchetta di promozione del nuovo libro Abusivi:
    …..Mi sono dedicato ai taxi cercando di capire la dimensione dell’illegalità. Non ho raccolto soltanto numeri impressionanti: ho trovato sulla mia strada perfino tassisti senza la patente. Proprio così: senza la patente.
    Ora, anche ammettendo che pur di catturare l’interesse dei lettori e creare “il caso” letterario (e buone entrate dai diritti d’autore) si possa alzare un pò il tono, quel che non è ammissibile invece è la menzogna nuda e cruda.
    Con quell’affermazione tout court sui taxisti hai mentito sapendo di mentire e diffamato migliaia di lavoratori/contribuenti.
    Per tua informazione (ma prima di affermare scemenze di questa portata ti dovresti documentare), sappi che ai taxisti non è semplicemente richiesta la patente, ma, giustamente, una serie di altri requisiti, senza i quali tu l’attività di taxista non la potrai MAI esercitare.
    Requisiti richiesti:
    – Patente (Minimo B)
    – CAP certificato di abilitazione professionale (Minimo K2)
    – Certificato penale
    – Esame di idoneità che dimostri la necessaria e sufficiente conoscenza della città di riferimento. Esame che consiste in 2 prove: 1 scritta e una orale.
    Esame che non è uno scherzo perchè ad es. a Milano circa il 50% dei candidati viene bocciato
    – Iscrizione a ruolo in Camera di Commercio locale
    – Apertura partita IVA, posizione INPS e INAIL
    Poi ti devi comprare licenza e macchina, la devi attrezzare con tutto l’armamentario del caso e finalmente dopo una estenuante serie di timbri, verifiche e bolli ti puoi mettere in strada e cominciare.
    Cominciare a lavorare a pagare tasse, perchè se parliamo di fisco è bene che tu sappia che OGGI con la crisi economica che ha colpito (fra i tanti) anche i taxisti, pur di non rischiare un accertamento fiscale che in caso di ricorso ti costerebbe di più tra avvocati, commercialisti, tempo perso e lo stress nell’attesa della decisione della commissione tributaria (tra l’altro per nulla certo e che dura mesi e mesi), OGGI (e già da qualche anno) i taxisti, per rientrare nei parametri degli studi di settore, dichiarano più del reale incasso.
    E pagano più tasse del dovuto.
    Per concludere sei pertanto gentilmente pregato di rettificare le tue affermazioni e chiarire che stai parlando di taxisti ABUSIVI.
    Cioè NON di taxisti ma di altri che per i più svariati motivi ha deciso di avventurarsi nel modo dell’illegalità e dell’abusivismo.
    Cordiali saluti

    Risposta:
    grazie per l’attenzione al mio libro “Abusivi” che cerca di mettere a fuoco situazioni di illegalità purtroppo esistenti. Nella frase riportata si parla di illegalità, cioè di persone che lavorano illegalmente come tassisti: sono abusivi perché non rispettano le regole previste e arrivano a circolare perfino senza patente. Svolgono il servizio ma non potrebbero farlo. È evidente il danno procurato ai tassisti onesti, in regola e che pagano le tasse. E infatti a pagina 85 si può leggere il titolo “L’irritazione dei tassisti onesti”. Racconto le proteste dei tassisti milanesi vittime dell’abusivismo e tanti altri casi. In questi giorni appare sui taxi di Roma un adesivo che la definisce “capitale dell’abusivismo”. Credo che parlarne sia importante, come desiderano gli stessi tassisti in regola e come è utile per la sicurezza dei clienti.
    Cordialmente,
    Roberto Ippolito

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