Sharing economy, se ne discute alla Camera

L’intergruppo organizza un convegno sull’economia della condivisione ai tempi di Internet: l’11 settembre alla Camera ne parlano Uber e altre realtà.

sharingwebnews.it Il trasporto a chiamata, i prodotti della terra, un letto comodo in una città lontana, alcune fasi di un progetto di design: quante cose della vita comune sono basate sull’economia della condivisione? La sharing economy, che mette a disposizione delle comunità online le risorse esistenti, è una rivoluzione instancabile, piena di potenzialità e dissidi. I tassisti odiano Uber, gli albergatori odiano Airbnb. I loro clienti, invece, per nulla. Per questo è molto interessante l’iniziativa promossa dall’Intergruppo parlamentare, che ha organizzato per l’11 settembre un convegno su questo fenomeno.

il fatto che si possono scambiare beni e servizi dentro le comunità di utenti in Rete e non più soltanto nelle classiche catene distributive sta cambiando le regole del gioco. E se è vero, come spiega il gruppo parlamentare nato questa primavera, che l’economia digitale e la sharing economy «possono giocare nella valorizzazione delle comunità portando nuovi posti di lavoro, nuova economia e permettendo l’emersione e la tracciabilità di fenomeni altrimenti invisibili» è altrettanto vero che basta scorrere la lista degli invitati al panel sulla “Valorizzazione delle comunità di utenti con la sharing economy in Italia” per incontrare alcune delle aziende che più hanno fatto discutere in questi ultimi tempi.

Ospiti Uber, Airbnb, Cortilia
A Roma, in sala Aldo Moro, interveranno infatti Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber in Italia, Gian Luca Ranno di Gnammo, che ha inventato il social eating (case a disposizione come micro-ristoranti su prenotazione), sarà poi la volta di Matteo Sarzana e il suo famosissimo Zooppa, una delle migliori exit di H-Farm, che fa content creation crowdsourced (loghi, campagna, creatività a disposizione del cliente con una comunità enorme di free lance), Matteo Porcaro di Cortilia, altra realtà molto nota, che ha portato ad un altro livello il rapporto tra agricoltori e consumatori di prodotti freschi, Matteo Stifanelli, il country manager per l’Italia di Airbnb, parlerà della startup fenomeno mondiale del turismo low cost, e Claudio Bedino, founder di Starteed, nome quasi irrinunciabile quando si parla di crowdsourcing (anch’essa accelerata in un incubatore, il Working Capital di Telecom Italia).

Il dibattito sarà moderato da Anna Masera e introdotto da un keynote del professor Carlo Alberto Carnevale Maffè dell’Università Bocconi.

E la legislazione?
Il convegno avrà anche una parte dedicata all’aspetto legislativo, che relaziona queste piattaforme collaborative coi regolatori, i quali secondo gli organizzatori sono posti di fronte a nuove sfide. Da un lato, consentire l’emersione di questa economia, dall’altro evitare di soffocarla di burocrazia, come accadrebbe se si desse retta soltanto ai timori provocati dall’effetto dirompente sui vecchi modelli di business. Interverranno per parlarne il blogger e avvocato Guido Scorza, Veronica Tentori per l’Intergruppo, Paolo Testa, direttore del Centro di Ricerche “Cittalia” e Gianni Dominici, direttore generale del Forum PA.

6 commenti

  1. Mi sembra di essere un morto che cammina. Sono nell’ultimo miglio e c’è un pazzo sadico che non mi mette neanche l’acqua salata per non farmi friggere prima di morire. Amen colleghi, siamo morti e non lo sappiamo ancora.

  2. Sharing economy condominiale
    Mia madre, in pensione, stira le camicie alla iperimpegnata avvocatessa del quinto piano
    Mio padre, ex tassista, accompagna la vecchietta del quarto piano al policlinico e l’aspetta
    La prof.ssa Monti, del secondo, da’ ripetizioni di latino a degli studenti zucconi
    Roberto, sempre del secondo, meccanico alla Ford esegue tagliandi e lavoretti nel box.
    Il vigile urbano, Alfonso, che ha sempre un sacco di tempo libero, ti imbianca casa (ed è preciso e pulito)
    Stefanelli, del terzo, operaio comunale, dopo le 17, aggiusta qualsiasi guasto elettro-idraulico
    La famiglia siciliana La Torre, del sesto, ospita parenti e compaesani ricoverati a Milano
    Tutti e tutto ciò in cambio di una mancia, un caffè, melanzane sott’olio, mi paghi il disturbo, a buon rendere, dai dammi 20 euro e siamo a posto. C’è chi lo chiama doppio lavoro chi l’arte di arrangiarsi.
    Io metterò il condominio sul web, anzi ne metterò un ventina, mi farò dare il 20%, dirò che è share economy, e magari i condomini diventeranno 200 o 2000, non pagherò tasse e sarò osannato come genio e innovatore

  3. Ma guarda che curiosa visione ha la balena bionda
    Dello sharing lei vuol condividere a senso unico. Condividiamo si ma solo il cash. Tutto il resto costi sudore e rischi te li lasciano tutti per te. Diciamo una ennesima innovazione di U… diciamo la sharing economy asimmetrica. Diciamo la release 2.0 della sharing economy. U… ma vaffa…….!!!

  4. Il problema è che, aspiranti innovatori anche noi, metteremo tutti la nostra app per sharare (perdonate il neologismo spaventoso) tutto e quando tutti condivideranno tutto nessuno pagherà più le tasse.

  5. Ricordiamoci che il nostro è il -p-aese dove si è realizzata perfino una “Trattativa -s-tato Mafia”, non sorprende che questo -s-tato sia pronto ad appecorarsi a chiunque (tranne che ai suoi cittadini, ovviamente)

  6. Grazie alla tecnologia possiamo fare mille passi indietro nei rapporti economici. Se le persone condividono (barattano) prodotti e servizi in maniera massiva ci ritroviamo con una caduta complessiva dei consumi. Al giorno d’oggi questo non è buono secondo i dettami economici.
    Io e te ci scambiamo un prodotto/servizio, soddisfiamo la nostra necessità, non contribuiamo al pil e al gettito fiscale; probabilmente chi sta guadagnando sulla nostra transazione non ha fiscalità nel paese dove avviene lo scambio. Non capsico come mai i governi non siano contro questa emorragia monetaria.
    E’ buono per i singoli che riscoprono un’economia feudale, ma non va bene per l’economia del nuovo millenio. O forse è l’economia del nuovo millenio che finchè non sarà regolamentata darò spazio a grandi gruppi di speculazione.
    L’idea che qualcuno possa guadagnare sul fatto che la gente condivide sarà costretto a venire meno. Se ci fosse un nuovo antagonosta nel trasporto pubblico, concorrente di U…, che offre il servizio di incontro domanda/offerta ma gratutito per l’autista, non il 20%, U… sarebbe tagliato fuori. Certo i costi ci sono per il marketing. Fino a quando qualcuno non inventerà un app da due lire che troverà il giusto riscontro social. Ci vorrebbe una bella community hacker che copii i concetti dei servizi e li riproponga open source e gratuiti.

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