Ncc, l’aeroporto di Roma è il gran bazar dell’abusivismo

ncc_fiumicinoilfattoquotidiano.it Non appena i turisti sbarcano al Terminal 3 di Fiumicino vengono adescati dai procacciatori che offrono passaggi alle più svariate tariffe spesso truffandoli. La pratica illegale avviene sotto gli occhi delle forze dell’ordine, così gli unici che provano a fare contrasto sono i tassisti della Capitale: “Ogni giorno ci portano via 25mila euro”

Un suk. Ecco la prima cartolina dell’Italia che un turista atterrato a Roma è costretto a vedere quando si aprono le porte del terminal arrivi internazionali all’aeroporto Leonardo Da Vinci. Un vero e proprio gran bazar dell’illegalità, regno incontrastato degli Ncc, noleggi con conducente, nel quale i viaggiatori appena sbarcati vengono adescati da personaggi che insistentemente offrono un passaggio per la Capitale alle più svariate tariffe.

Fuori dal Terminal 3 dello scalo, oltre alla fila di tassisti che osservano in cagnesco questo continuo mercanteggiare, una colonna sterminata di berline nere di lusso e di van Mercedes in grado di trasportare fino a nove persone.

Nelle vetture non c’è tassametro e il prezzo si concorda al momento. Funziona così: gli autisti veri e propri sono in prossimità delle auto. A procacciare i clienti sono i cosiddetti “battitori” che, vestiti di tutto punto, formano una sorta di cordone: nei momenti di maggior intensità possono arrivare fino a una sessantina. Urlano, gesticolano tra di loro, parlano al telefono, staccano compulsivamente voucher (“fiscali”, assicurano) con la tariffa per l’ignaro cliente.

Neanche a dirlo, la preda preferita dagli abusivi sono gli stranieri che, prima di rendersi conto del raggiro, sono già stati caricati sulla vettura. Con gli italiani vanno più cauti, ma basta stazionare qualche minuto per essere avvicinati da uno di loro. “Taxi? 35 euro per il suo hotel”, propongono. D’istinto, la tariffa può sembrare vantaggiosa, perché più bassa di quella dei taxi ufficiali (48 euro se la licenza è di Roma Capitale, 60 euro se rilasciata dal Comune di Fiumicino), ma non è così. Il prezzo non si riferisce alla macchina, ma a passeggero. E le sorprese non finiscono qui: non si parte fino a che il van non è al completo, tanto che possono trascorrere anche 30 minuti prima di partire alla volta del proprio albergo. Il conto è presto fatto: ogni furgone può arrivare a incassare fino a 300 euro per tratta, tant’è che i clienti, una volta adescati, vengono “scortati” fino alle macchine in fila, in modo che non possano cambiare idea durante il breve tragitto a piedi e prendere un taxi regolare.

La pratica, nonostante sia illegale e punita con una multa superiore a 2.000 euro, avviene alla luce del sole di fronte agli occhi delle forze dell’ordine e sotto le telecamere installate da Adr – Aeroporti di Roma. “Quando noi siamo dentro al terminal – raccontano candidamente alcuni finanzieri non sapendo di parlare con dei cronisti – i procacciatori stanno fuori, ma appena ci giriamo o facciamo una pausa sigaretta loro tornano ad adescare”. Poi però specificano: “Fino a quando il reato rimarrà amministrativo e senza il sequestro di mezzi e licenza, la situazione andrà avanti nella totale impunità. Fino ad allora non avremo mezzi per combattere l‘abusivismo”.

Così, gli unici che provano a fare attività di contrasto sono i tassisti stremati di vedersi sfilare dalle tasche i proventi del proprio lavoro. Paradossalmente a loro è “vietatissimo” entrare dentro allo scalo e così stanno fuori nel posteggio, pettorina fluorescente indosso, a distribuire volantini con scritto “Don’t take an illegal taxi, but take a regular white taxi”. “E’ un’attività che facciamo gratuitamente al di fuori del nostro orario di servizio”, spiega “il Merlo”, vivace tassinaro di Roma che, forte di un’esperienza decennale sulle strade capitoline, prova a fare anche due conti: “Quando siamo in aeroporto a fare contrasto all’abusivismo riusciamo a portare a casa circa 500 corse in più al giorno, arrivando a circa 1.300 viaggi per un ammontare di 25mila euro”.

Il problema più grosso, tuttavia, non riguarda la pratica dell’adescamento, ma la concessione delle licenze. “A fronte di circa 7.000 autorizzazioni di taxi rilasciate dal Comune di Roma – denuncia il sindacato Unica Taxi Cgil – ci sono altre 1.200 licenze Ncc, sempre rilasciate dall’amministrazione capitolina, e dalle 8mila alle 10mila berline provenienti da altri Comuni che non devono fare servizio su Roma”. Per legge, i noleggi con conducente dovrebbero effettuare il servizio a chiamata, partendo e tornando nella rimessa che deve essere situata nel Comune di rilascio della licenza. Ma le cose non stanno così e per capirlo basta dare un’occhiata, sempre a Fiumicino, alle auto incolonnate nel parking in attesa dei turisti adescati all’interno del terminal. Molte di loro, di fianco alla targa, hanno sul distintivo “Ncc”, il simbolo di un altro Comune. Come ad esempio quello di Campodimele, paesino laziale di appena 700 anime, nel quale le forze dell’ordine hanno recentemente sequestrato 71 licenze di noleggio con conducente perché operavano illegalmente nella Capitale.

“Adescano illegalmente i clienti, quando a noi è vietato anche semplicemente pronunciare la parola ‘taxi’ e per giunta – si sfoga sconsolato Ugo, tassista iscritto al sindacato di categoria della Cgil – operano con vetture che, alla fine di ogni chiamata dovrebbero tornare nel Comune di rilascio dell’autorizzazione”. Poi, incolonnato nel traffico della Roma-Fiumicino, indica un van Ncc con lo scudetto di Ragusa e dice: “Ora qualcuno mi deve convincere che quel passeggero è venuto in taxi dalla Sicilia orientale fino a Roma per prendere l’aereo”.