Un pernacchio domani, per liberarsi (forse) degli americani

Siamo alla vigilia di una data simbolica nella quale si celebra in molte città europee, uno sciopero di una categoria di lavoratori autonomi contro una insidia perpetrata dalla multinazionale Uber che intende sostituire con la forza del denaro e la violazione delle leggi nazionali, un servizio pubblico di trasporto persone, con un servizio privato senza regole certe e senza tariffe amministrate. La multinazionale in questione, nata a San Francisco nel 2009 per opera di un soggetto spregiudicato e avido, mira a distruggere in tempi brevi il servizio taxi e a snaturare il servizio di noleggio con conducente, ma è proprio sul servizio taxi convenzionale, che il fondatore di questa startup scarica tutto il suo livore riservando ai tassisti appellativi spregevoli a dir poco imbarazzanti. Dal lato delle istituzioni e dei legislatori, continua a non esserci nessuna presa di posizione definitiva, si replica il consueto balletto di rimpallo delle competenze e delle responsabilità, senza per questo scalfire l’avanzata delinquenziale di coloro che a tutti gli effetti ai nostri occhi sono dei barbari conquistatori, mentre altri occhi sono apparentemente ciechi, sicuramente oscurati da metodi compiacenti. In questo incedere progressivo di eventi, negazioni, poche speranze, rare certezze, i tassisti hanno cominciato a modo loro a interagire con il “nemico” rispondendo alle provocazioni più o meno evidenti, dialogando faticosamente con i media senza ottenere spazi di dibattito in regime di par condicio, se non in emittenti locali di scarsa diffusione. In un anno e mezzo (tanto dura la contestazione) ci sono stati scambi di battute fra una parte e l’altra, quasi come le Tribune Politiche degli anni ’70 tra leaders di destra e di sinistra, con toni accesi e volte… esplosivi.

Anche gli striscioni della protesta dei tassisti non si sono risparmiati in termini di epiteti e slogan, senza risparmiare nessuno, tanto meno la bi-cognomata manager responsabile per la “filiale milanese” e il suo boss d’oltremare. Domani, giornata europea dello sciopero dei tassisti contro Uber, in tutte le città partecipanti si leggeranno cartelli, striscioni, volantini, e si ascolteranno interviste in tutte le lingue. Noi Italiani, maestri nel mondo della gestualità, dovremmo riprendere i suggerimenti di un grande saggio della commedia teatrale, nonché uomo della gente tra la gente, custode di un’arma terribile, infallibile, per distruggere un uomo: il pernacchio! Fatevi due risate se volete, oppure alzate le spalle se vi sembra una sciocchezza, oppure meditate sulle parole di Eduardo De Filippo e usate il pernacchio come arma di distruzione non convenzionale, se siete capaci di usarla. A questo mondo, ce ne sono anche troppi ai quali bisognerebbe rivolgerlo.

Il pernacchio non è un suono.
Il pernacchio è una rivoluzione, è la libertà, è la voce della gente che non tiene voce.
Il pernacchio è un calcio in culo a tutti i potenti.
Con un pernacchio fatto bene si può fare una rivoluzione.
(Eduardo De Filippo).

5 commenti

  1. nessun cliente che ho portato oggi era al corrente dello sciopero di domani.e dico nessuno.

  2. U… l’app che prende il pizzo dal caporalato abusivo che lei stassa crea odiata sia dai taxisti che dagli
    Ncc in tutta Europa.

  3. *ber è odiata soprattutto dai “suoi” stessi autisti, appena si accorgono di non valere molto più della *erda per l’azienda

  4. Oggi Rainews ha parlato dello sciopero dei taxisti londinesi (che tra l’altro sono considerati tra i migliori del mondo) dipingendoli come Casta e affermando, verso la fine del servizio, che se U… prenderà piede, i controlli fiscali nei confronti dei taxisti saranno più serrati, mentre fino ad oggi sono stati facili da eludere.
    Ma non si può querelare un simile somaro di cronista? Qual è il nesso tra U… (Che da quel poco che sappiamo, non paga un centesimo di tasse nemmeno in Inghilterra) e i controlli fiscali sui taxisti?

  5. Per quanto ci riguarda l’unica cosa che dai media viene fuori è un livore senza precedenti. Solo in pochi casi nel passato si è vista tanta volontà di fare apparire dei lavoratori che fanno un servizio pubblico in tale.modo. Certamente alcuni di noi possono avere delle colpe per tutti i motivi che conosciamo ma da qui ad essere additati come una categoria da sacrificare sul banco del libero mercato me passa.x
    Ma poi quale modello alternativo viene propinato? Gente anche loro sfruttati che saranno presto carne da macello. Il capitale non ha etica o cuore, i capitalisti e i sui sostenitori hanno solo da guadagnare e non interessa niente dico niente del utente/cliente. Gli stessi che speculano, affamano, distruggono quello che oggi é pubblico, non vogliono migliorare il mondo o la vita della delle persone, ma solo la propria. Sonno gli stessi che ci portano alla disperazione. Operai, artigiani, piccoli imprenditori poveri cristi che tirano a campare, siamo per questi capitalisti, solo mezzi per arricchirsi. Oggi questo domani quello.
    Noi non stiamo difendendo solo il nostro lavoro, stiamo difendendo un modello di società. Noi si che siamo imprenditori veri. Ci mettiamo soldi, studio, rischio e in alcuni casi anche la salute. Creiamo ricchezza. Noi difendiamo un modello di servizio magari migliorabile, certamente, ma UNIVERSALE. Noi dobbiamo comunicare questo, migliorare in questo e essere impeccabili. Dalla parte della ragione, uniti, sai che pernacchie vengono fuori!

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