Marcegaglia nel mirino del Fisco

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Anche il suo gruppo aderì al condono 2002 versando 10 mln

C’è anche il gruppo Marcegaglia nella lista dei potenziali obiettivi a cui sta lavorando l’Agenzia delle entrate. La holding che fa capo alla famiglia della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, risulta infatti nel gruppo delle società che nel 2002 aderirono ai condoni fiscali. All’epoca il gruppo scelse la via del perdono tributario versando allo stato 10 milioni di euro a titolo di imposte dirette e indirette. Lo stesso condono 2002, però, limitatamente all’Iva è stato poi dichiarato illegittimo della Corte di giustizia Ue. In più lo scorso luglio una sentenza della Corte costituzionale ha di fatto sancito la legittimità di una legge Visco-Bersani del 2006 che ha raddoppiato da 4 a 8 anni i termini per accertare gli illeciti tributari che sfociano nel penale. Un combinato disposto che, unito alla proroga di anno decisa dall’ultimo decreto di Ferragosto, rende accertabili entro il 31 dicembre del 2012 i 939 mila contribuenti che all’epoca fecero il condono Iva, risultando adesso del tutto scoperti. Una situazione (come ha ampiamente spiegato ItaliaOggi di ieri) che mette l’Agenzia delle entrate in una posizione non semplice. Gli uomini guidati da Attilio Befera, infatti, devono in qualche modo dare impulso all’azione accertatrice se vogliono mettersi al riparo da possibili imputazioni di danno erariale da parte della Corte dei conti.

Insomma, una patata bollente nelle mani dei vertici di via Cristoforo Colombo, che naturalmente si stanno attrezzando. E così sta iniziando un’operazione di censimento di tutte le posizioni dei «supercontribuenti», cioè di coloro che aderirono al condono Iva del 2002 versando gli importi maggiori. Tra questi c’è sicuramente il gruppo Marcegaglia. I documenti di bilancio del 2002 spiegano chiaramente che si scelse la strada della sanatoria. «Tra gli oneri straordinari», dice per esempio il bilancio consolidato 2002 della Marcegaglia spa, «si segnala l’importo di 9 milioni e 914 mila euro relativo all’applicazione della legge 289/2002 sul condono». Cifra grosso modo simile a quella riportata nel bilancio ordinario dell’esercizio 2002 della società. In esso si legge che «negli oneri straordinari figura l’importo di 9.543.572 euro derivante dall’applicazione della legge 289/2002 sul condono; ciò ha determinato una contrazione del risultato economico che diversamente sarebbe risultato pari a 23,7 milioni di euro». Dal medesimo documento contabile, tra l’altro, emerge in tutta chiarezza l’affidamento che il gruppo della numero uno di viale dell’Astronomia aveva fatto sulla «tenuta» del patto fiscale alla base del condono: «Sono venuti completamente meno i rischi derivanti dalla verifica fiscale generale, eseguita nel corso del 2001, in quanto la società ha ritenuto opportuno, a titolo prudenziale, aderire al condono di cui alla legge 289/2002». Peccato che adesso, a seguito della situazione grottesca che si è venuta a trovare, quelle garanzie di copertura siano crollate. Dai bilanci dell’epoca, invece, non emerge quanta parte dei circa 10 milioni versati riguardi la sanatoria dell’Iva. A quanto filtra, però, una buona parte della «torta» ha proprio riguardato l’Imposta sul valore aggiunto.

È il caso di ricordare che all’epoca dal condono Iva lo stato incassò circa 3 miliardi di euro, conseguenti al pagamento del solo 1% dell’imposta evasa, per questa via calcolabile in 300 miliardi di euro (60 mld per ciascuno degli anni sanati, ossia ’98, ’99, 2000, 2001 e 2002). Questo significa, a titolo di esempio, che a chi ha pagato 5 milioni di euro era stata imputata un’evasione Iva di circa 500 milioni.

Nel mirino del Fisco (vedi ancora ItaliaOggi di ieri), ci sono molte società di piazza Affari. Tra queste l’Enel, che versò per i condoni del 2002 la bellezza di 83 mln di euro, Fiat (56 mln), Impregilo (21 mln), Pirelli (14 mln), Finmeccanica (10,4 mln), Ubi Banca (10,1 mln), Telecom (9,7 mln), Terna (2,2 mln), Campari (2 mln), Mediolanum (1,2 mln), Banca Intesa (1 mln), Lottomatica (790 mila euro), Atlantia (590 mila). Ma il gruppo promette di ingrandirsi nelle prossime settimane.

fonte: italiaoggi.it 21/07/2011  di Stefano Sansonetti 

2 commenti

  1. “Nel mirino del Fisco (vedi ancora ItaliaOggi di ieri), ci sono molte società di piazza Affari. Tra queste l’Enel, che versò per i condoni del 2002 la bellezza di 83 mln di euro, Fiat (56 mln), Impregilo (21 mln), Pirelli (14 mln), Finmeccanica (10,4 mln), Ubi Banca (10,1 mln), Telecom (9,7 mln), Terna (2,2 mln), Campari (2 mln), Mediolanum (1,2 mln), Banca Intesa (1 mln), Lottomatica (790 mila euro), Atlantia (590 mila). Ma il gruppo promette di ingrandirsi nelle prossime settimane.”

    Mi raccomando…..”Liberalizzazioni e Privatizzazioni” che l’Italia la risaniamo noi!!!

  2. Questo conferma che Lor Signori “sistemerebbero” volentieri i loro affarucci in modo differente e per questo che, non da ieri, hanno individuato i settori adatti a ciò, E NOI SIAMO UNO DI QUESTI.
    Il fatto che non riescano nei loro intenti li fa “schiumare” di rabbia.
    Con i tempi che corrono poi è gioco facile per Loro premere sulle politica affinchè assecondi i Loro pruriti.
    Nel nostro caso credo debbano però passare su circa 40.000 corpi prima di riuscirci.
    Lotta dura a questi “signori” che, in nome del popolo, si ergono a liberalizzatori e privatizzatori, quando in realtà pensano solo alle loro tasche e del popolo non gliene fotte niente.
    E comunque solo e sempre…..che schifo!!!!!

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