Il tassista-re di New York

isaac_oseiUna storia tipicamente americana, di un grande paese dove tutto ciò che accade è grande e a volta sfiora la favola. Un paese libero dove ognuno è libero (non sempre) di mettere in pratica qualsiasi iniziativa commerciale. Nel Grande Paese dove è possibile fare fortuna grazie alla libera imprenditoria,  un uomo emigrato 30 anni fa, è diventato tassista. Ora possiede una flotta di 50 taxi e a tempo perso è anche re del suo paese d’ origine, il Ghana! Una storia quasi incredibile in un paese dove oggi non è più tutto possibile e credibile come un tempo. Il modello americano fondato sul neoliberismo ha finito di dare i suoi frutti, la crisi morde quell’economia nata proprio su quel principio, vera punta di diamante degli USA. L’ Europa ora gioca la stessa carta, ma il piatto piange e al tavolo da gioco ci sono giocatori con il pelo sullo stomaco.

La prossima volta che prendete un taxi a Manhattan non siate avari con la mancia: al volante potrebbe esserci un sovrano straniero. E’ la storia di Isaac Osei che alterna due mestieri: il taxi a New York e il governo di cinque provincie nel Ghana orientale. Dove il suo nome si trasforma in Nana Gyensare V, grande capo del popolo degli Akwamu. Un doppio lavoro con 20 ore di volo per il pendolarismo. Questa storia comincia proprio su un taxi giallo, anzi due. E’ alla fine degli anni ottanta che Osei incontra per la prima volta Elisabeth Ottolizz.

Tutti e due tassisti a Manhattan, lei lo conquista raccontandogli aneddoti buffi, piccole avventure del mestiere. La prima svolta nella loro esistenza avviene quando lui va in bancarotta e sta per prendere la licenza di tassista nel 1991. E’ Elizabeth a salvarlo, si fa prestare 1500 dollari da una drogheria africana di New York, riscattano la licenza e cominciano a guidare lo stesso taxi alternandosi su due turni, di girono e di notte. Quando si sposarono nel 1995 gli affari stava andando così bene che dal singolo taxi cominciarono ad acquistarne altri. Un po’ alla volta, da quel piccolo gesto di generosità di Elizabeth nasce il loro “piccolo impero”: una flotta di 50 auto gialle in subaffitto  ad altrettanti tassisti. Osei, nato in una famiglia con 19 figli, non si faceva illusioni di quello che gli poteva offrire il Ghana, perciò trent’anni fa decise di emigrare. Osei si era quasi del tutto dimenticato di appartenere ad una famiglia regale. Il titolo di capo degli Akwamu era toccato a suo fratello maggiore, ma alla morte improvvisa del fratello nel 2006, Isaac diventa il nuovo erede al trono. Quando viene richiamato in patria i suoi sudditi vengono a prenderlo all’aeroporto della capitale, lo trasportano su una portantina a mano. Deve indossare la tenuta regale con corona d’oro, dare udienza, emettere sentenze. Da cinque anni marito e moglie hanno questa doppia vita. A Manhattan li aspetta il duro lavoro dei piccoli imprenditori: controllare che i loro subordinati non rubino sugli incassi delle corse, verificare che i tassametri non siano stati manipolati, litigare con la polizia per qualche multa per eccesso di velocità, gestire i rapporti con i gommisti, carrozzieri, meccanici per la manutenzione ordinaria delle 50 auto che macinano migliaia di km al mese. In quel ruolo è la moglie il numero uno : presidente della Napasei Taxi Management Corporation. Poi quando scatta il momento delle “vacanze”, la coppia parte in volo sull’Atlantico, destinazione Accra, capitale del Ghana. “I miei turni di lavoro sono più pesanti là” ha confessato il capo Nana Gyensare V al New York Times.

Estratto da La Repubblica del 14 agosto 2011 (F.Rampini)

13 commenti

  1. oh che belle le storielle edificanti che repubblica ci narra a ferragosto. questa poi arriva proprio a tempo per farci vedere le meraviglie del sistema americano. il tipo che si compra 50 taxi e poi deve fare il duro mestiere del piccolo imprenditore, controllando, come testualmente scrive l’autore, che i ‘subordinati’ non rubino o non tarocchino i tassametri. eccolo qua il futuro che immaginano per noi i liberisti in salsa italiana. un vero progresso, non c’è che dire. il bello, poi, è che federico rampini, progressista di repubblica, scriva tranquillamente la parola ‘subordinati’ senza sentire il bisogno di osservare l’ingiustizia di questo sistema. da noi, invece, ogni tassista si porta a casa la sua pagnotta, non ce n’è uno che mangia per cinquanta. eh già, ma noi siamo medievali…

  2. E’ la solita storia.
    2 “piccoli” errori:
    – ti fanno credere che abbiano riscattato una licenza con 1500 dollari (!)
    – ti fanno credere (“gli affari andavano talmente bene”) che abbiano comprato le altre licenze coi soli frutti del lavoro di tassista…
    50 licenze per 395000 dollari l’una fanno?
    Andiamo, Rampini, vallo a raccontare a qualcun’altro!

  3. Che bella favola!! Allora se ci liberalizzano avrò ancora speranza! Mi faccio un’altro bel mutuo e piano piano mi compro tanti taxi e dò da lavorare a tanti immigrati(naturalmente li controllo se rubano) poi magari frà 20 anni divento pure sindaco di Pavia( quà da noi i rè non esistono); be allora speriamo che ci liberalizzino perchè se è così il futuro si prospetta veramente roseo!!!!!
    Ma x piacere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  4. accidenti,ma quanto gudagnano a new york per permettere ad 1 venuto dal niente di comprare 48 medallions (l’equivalente della ns.licenza che da quelle parti non mi risulta sia gratis) ,escludendo il suo e quello della signora, piu’ auto annesse?

  5. Ma invece è una storia bellissima vista dalla corretta prospettiva, sua Maestà ha DOVUTO COMPRARE TUTTE LE LICENZE perchè sono numericamente limitate anche nella patria del liberismo.

    E’ vero si torna indietro alla Milano dei primi anni 60 quando mio padre faceva il tassista dipendente e poi nel 1964-5 vinse una licenza in un bando di 1000. Nel frattempo divenne obbligatoria la regola una licenza – un intestatario.

    Io credo che Repubblica abbia segnato un punto contro le liberalizzazioni selvagge.

  6. certo…bella storia…forse 20/30 anni fa potevano capitare queste cose…ormai, qualsiasi settore si apra, i grossi imprenditori sono li come degli avvoltoi…

  7. E, altra cosa, stanno gia “insegnando” ai lettori che il “buono”, quello dalla parte del cliente, quello che si fa il vero mazzo, quello che manda avanti l’economia, è il propietario della licenza, meglio se molte licenze, mentre quello che guida è “il cattivo”, quello che ti vuole fregare, parassita del suo padroncino

  8. beh, se piace tanto il sistema di New York, sarebbe il male minore: il numero di licenze è contingentato. E si tratta del Paese più liberalizzatore del mondo!!! Come a Parigi. Dove ci sono licenze di singoli, licenze di Cooperative, licenze di privati, come Sua Maestà Nana Gyensare V. Ma contingentate!

    Basta non venderle ai figli più o meno segreti di Agnelli, ai mercanti di lana improvvisatisi imprenditori (tutt’altro che liberalizzati) di Autostrade, o ai negrieri di cooperative legate ad un certo partito, coop che dovrebbero essere a favore dei lavoratori.


  9. Lucone:

    beh, se piace tanto il sistema di New York, sarebbe il male minore: il numero di licenze è contingentato.

    Su questo ho già espresso il mio parere.
    Però.
    Il cumulo delle licenze prevede, ovviamente, la possibilità di affittarle.
    Affittarle h24, si intende, in 2 turni di 12 ore o in 3 da 8 (o in 4 da 6, ma è molto inefficente…).
    Questo ha una conseguenza: moolti più taxi di ora andrebbero a coprire i turni notturni.
    A NY questo non crea problemi, perchè la domanda diurna e quella notturna non si equivalgono ma quasi (è pur sempre “the city that never sleeps”!), ma qui ?

  10. Scusatemi ancora ma qui potete calcolare le tariffe per percorsi in diverse località del mondo

    http://www.worldtaximeter.com/

    Curioso JFK airport > New York 45,00 USD per 27.5 Km provate a fare l’equivalenza fra un p.zza Duomo Malpensa che sono 56 KM, diventano circa 90,00 usd.

    Consideriamo equivalente in termine di acquisto locale l’Euro con il dollaro e vediamo quante scemate la gente racconta.
    Il taxi americano consumerà 4 dollari di gasolio noi sette euro.

  11. Ma qualcuno di voi colleghi crede ancora a una virgola pubblicata da quella specie di PRAVDA di nome REPUBBLICA?!? non fatemi dubitare della vostra sanità mentale…e non dico altro per non sciokkare le anime belle sempre pronte a bersi le idiozie APPARENTEMENTE filopopulistiche di questi arpagoni rovinafamiglie mangiastipendio

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